​Nessuno può spostare i profughi
dall'ex moschea con i servizi Caritas

Sabato 20 Settembre 2014 di Elena Viotto
​Nessuno può spostare i profughi dall'ex moschea con i servizi Caritas
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UDINE - Di giorno vanno a mangiare e a lavarsi alla Caritas. Di notte continuano a dormire nell'ex moschea di via Del Vascello. Sgomberare i 34 profughi afgani e pachistani che mercoledì mattina hanno inscenato una protesta sotto il Municipio per chiedere accoglienza è praticamente impossibile.

Attualmente nell'ex centro islamico trovano rifugio un'ottantina di profughi afgani, praticamente il doppio dei posti disponibili con il sistema Aura, 80 già tutti saturi. E ogni giorno ne arrivano di nuovi. Solo nell'ultima settimana in Questura sono state fatte 40 nuove richieste di asilo politico. I residenti nella zona avevano già fatto presente il problema formalizzando lamentele. Ma allontanarli dall'ex moschea è un rebus complicato. L'edificio è di proprietà privata.

Solo l'immobiliare a cui appartiene potrebbe chiedere di allontanarli per occupazione abusiva. In alternativa rimarrebbe solo un'ordinanza del sindaco per motivi igienico-sanitari, ma che al momento non pare si possano configurare visto che i sanitari che li hanno visitati hanno escluso problemi medici o di salute.

Una volta ottenuto il permesso di soggiorno per richiedenti asilo, i migranti hanno diritto a rimanere sul territorio nazionale, dove possono circolare liberamente. Ma se molte etnie, come eritrei e siriani, manifestano subito l'intento di spostarsi in altre zone d'Italia se non addirittura all'estero, afgani e pachistani non sembrano avere alcuna intenzione di andarsene da Udine.

Arrivano già ben consci delle leggi e del meccanismo di accoglienza, al punto da inscenare la protesta sotto il Municipio. E la circostanza fa insorgere il sospetto nelle forze dell'ordine che alle spalle ci sia una sorta di «regia occulta», qualcuno che li consiglia di andare a Udine, magari anche tramite passaparola. «Non è pensabile che gli immigrati di permettano di protestare sotto il Comune pretendendo cose che gli italiani non hanno. Mi sembra anche strano che siano così conoscitori delle norme e che in modo così spontaneo attuino una simile protesta. Temo possa essere una strumentalizzazione da parte di qualcuno», commenta il deputato Pd Paolo Coppola, in attesa che il sindaco fissi l'incontro con i parlamentari per portare a Roma l'istanza di affrontare il problema a livello nazionale con una revisione normativa. «Non sono un conoscitore della materia. Non intendo diventare un politico tuttologo. Bisognerebbe fare in modo che i parlamentari che si occupano di queste istanze nella commissione affari sociali si facessero carico di portare avanti delle proposte. Il problema va affrontato in maniera seria e approfondita».

A chiedere un intervento del ministro degli Interni è anche il deputato di Forza Italia Sandra Savino. «In Fvg assistiamo a scenari da terzo mondo. La prova che la situazione stia andando fuori controllo è la notizia in base alla quale l'Austria starebbe ripristinando un controllo alle frontiere con l'Italia, proprio in virtù di un significativo flusso di clandestini. Ho presentato un'interrogazione perché la misura è colma e i comuni non possono reggere ad un'emergenza figlia di una politica di accoglimento sbagliata».
Ultimo aggiornamento: 15:33

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