Aquileia era la Caracalla friulana:
tornano alla luce le terme kolossal

Martedì 29 Luglio 2014 di Paola Treppo
Gli scavi delle terme di Aquileia
12
Il mosaico con la nereide splende, anche se non c'è sole, la mitica nereide a cavallo di un tritone, in quel che resta dell'antica e fastosa città romana di Aquileia. A farle rivedere la luce, dopo oltre 1500 anni di sonno, gli archeologi dell'Università di Udine che in questi giorni stanno scavando dell'area delle Grandi Terme, un complesso che poteva competere, per dimensioni e ricchezza di decorazioni, con l'impianto di Caracalla a Roma.

«Abbiamo rinvenuto una nuova stanza con estesi ornamenti musivi - spiega Marina Rubinich, che dirige il campus -; è inedita e fa parte, probabilmente, degli ambienti settentrionali delle terme aquileiesi. Su un primo mosaico, a grandi tessere, semplice, decorato con fioroni e quadrati, c'è un altro pavimento musivo, più complesso, impostato su un ottagono centrale».

Cuore della composizione la testa di Oceano e, intorno, una serie di trapezi recanti delle raffigurazioni di nereidi a cavallo di tritoni. Tutti temi legati al mondo mitologico marino. La destinazione esatta dell'ambiente non è ancora certa: «Dovremmo essere nell'angolo nordorientale delle Grandi Terme - dice la Rubinich -. Potremmo trovarci di fronte a spazi che si affacciavano su grandi cortili porticati ai lati della piscina natatoria che, invece, sorgeva nella fascia centrale. Forse erano ambiente con spogliatoi e vestiboli: aree, cioè, in cui si lasciavano le vesti prima di entrare nei bagni. È una zona di ingresso, in ogni caso, e riccamente decorata».

Le cosiddette Grandi Terme, più propriamente le «Felici Terme di Costantino», uno degli edifici più grandi della florida città di Aquileia, si estendevano su 25mila metri quadrati e furono state edificate durante la ricostruzione e il rinnovamento dell'abitato romano di cui fanno parte anche il potenziamento delle mura e l'innalzamento della basilica episcopale.

Siamo nel secondo quarto del IV secolo, attorno al 330 dopo Cristo. Il mosaico con la nereide, composto da piccole tessere, è della fine del IV secolo, inizi del V; fa parte di un lavoro di rifacimento di una porzione delle Terme; l'impianto, pubblico, di età imperiale, ebbe una vita piuttosto lunga, fino quasi a metà del V secolo, accertata, ed è possibile sia stato utilizzato anche dopo la "devastazione" operata da Attila.

Lo scavo è frutto di un progetto scientifico congiunto tra Università di Udine e Soprintendenza dei beni archeologici del Friuli Venezia Giulia; è diretto da Frederick Mario Fales, Maria Rubinich e Luigi Fozzati. Le indagini sono soprattutto didattiche; sono cominciate il 14 luglio e saranno ultimate il 10 agosto. Tra agosto e settembre è prevista una seconda fase, dedicata interamente alla conservazione dei mosaici che saranno interrati a garanzia della loro protezione, sino a che non saranno stanziati sufficienti fondi per la loro musealizzazione. Le indagini di quest'anno sono state finanziate, come per il 2011 e il 2012, dalla Regione Fvg, attraverso il Centro di catalogazione e restauro di Villa Manin di Passariano.
Ultimo aggiornamento: 30 Luglio, 07:01

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci