Dodici autisti di ambulanza pagati
da mesi per non fare nulla

Lunedì 2 Marzo 2015 di Camilla De Mori
Dodici autisti di ambulanza pagati da mesi per non fare nulla
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UDINE - «Pagati da mesi per non fare nulla» chiusi in un ufficio triestino della Croce rossa.

«Arriviamo e timbriamo il cartellino. Poi stiamo in una stanza ad aspettare che qualcuno ci dia buone notizie: noi vorremmo lavorare».

È il paradosso burocratico in cui si trovano incagliati dodici ex precari friulani della Cri, quasi tutti della provincia di Udine tranne un goriziano, autisti soccorritori di ambulanze fra i 35 e i 59 anni stabilizzati a luglio dopo un contenzioso in cui sono stati seguiti dalla Fialp Cisal.

Ora i dodici ex precari, sostenuti dal sindacato, chiedono solo una cosa: «Utilizzateci, mandateci dove volete, ma utilizzateci - dice Alessandra Piazzalunga, 52 anni, di Tavagnacco (Ud) delegata della Cisal -. C’è carenza di qua, c’è carenza di là... Potremmo anche salvare vite umane tornando a fare il lavoro che facevamo prima: la gran parte operava in emergenza, tranne un paio che gestivano la centrale operativa per i trasporti».

L’alternativa auspicata è uno sbocco nel pubblico impiego con altre mansioni, «nella speranza si apra la possibilità della mobilità verso altri enti». Il problema è che «è tutto bloccato, non ci sono norme di raccordo».

La situazione è complessa. Il nodo nasce dal fatto che, nel frattempo, c’è stata la "rivoluzione" in Cri, con la "privatizzazione" dei comitati locali e la veste pubblica mantenuta per l’ossatura regionale e nazionale. «Quando ci hanno stabilizzati - racconta Piazzalunga - ci hanno messo davanti a una scelta: o licenziarci dal pubblico impiego e assumerci con contratto privato, oppure rimanere nel pubblico. Noi abbiamo scelto di restare nel pubblico, perché ci sentivamo più tutelati. Siamo stati assegnati al comitato regionale, che non ha altre mansioni che quelle amministrative. Ma essendo noi dei tecnici non possiamo essere impiegati come amministrativi. Così stiamo in un ufficio, ma siamo costretti a non far niente, neanche le fotocopie, perché loro hanno già il loro personale amministrativo.

Il direttore del Comitato regionale sta cercando delle soluzioni per poterci impiegare all’interno del comitato provinciale di Trieste».

Ultimo aggiornamento: 22:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA