Lettera del parroco suicida: «Chiedo
perdono, se solo potessi rimediare»

Giovedì 30 Ottobre 2014
Lettera del parroco suicida: «Chiedo perdono, se solo potessi rimediare»
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TREVISO - Emergono i retroscena della tragedia del parroco di Santa Croce - don Maks Suard - che si è impiccato l’altro pomeriggio a una trave della canonica, poco prima che arrivasse il vescovo Giampaolo Crepaldi.

Tutto nasce da una storia di pedofilia, datata 1997, quando lui aveva 30 anni: da pochi giorni era riemerso un terribile episodio degli abusi sulla ragazzina di 13 anni che ha sporto denuncia. Sono state ritrovate due lettere di don Maks: «Se solo avessi potuto immaginare tutto il danno che le stavo facendo». La ragazzina dell’epoca, oggi trentenne, è la zia di un’adolescente che tuttora frequenta la parrocchia di don Suard. Per la donna è bastato che la nipotina nominasse il sacerdote per riaccendere i riflettori sugli abusi. La denuncia è stata un modo per proteggere la nipote oltre che una richiesta di giustizia per sé.

Don Suard non ha nemmeno provato a negare. «Subito mi scriva una lettera di dimissioni e poi dovrò inviare tutto alla Santa Sede» gli ha annunciato il vescovo Crepaldi. E nella memoria scritta «chiede perdono a Dio, alla Chiesa e alla ragazzina per il male commesso». Chi ha letto le sue parole - come riporta il Piccolo - dice che don Suard scrive: «Io non la vedevo come una bambina, non mi rendevo conto di fare un danno così grave».

«Mi sono confessato e ho chiesto il trasferimento, se fosse successo anni prima forse non sarei mai diventato prete» (fu ordinato sacerdote du eanni prima, nel 1995). Quella che lui chiama «confessione» la fece con un padre spirituale e amico (che nella lettera cita con nome e cognome). Il trasferimento di cui parla fu concesso, ma non subito: «Mai avrei potuto immaginare di aver causato un danno così grave a quella ragazza, avrei voluto chiederle perdono ma non ce l’ho fatta. Se potessi riparare al danno commesso... ma so che non è possibile».

Don Maks si è poi ucciso in un ripostiglio di vecchi arredi sacri al terzo piano della canonica di Santa Croce. Ha spiegato il suo insano gesto in due lettere lasciate su un tavolo. Ha usato anche la parola “macigno” per indicare il peso che gli era caduto sulla testa 17 anni dopo quella storiaccia. Il vescovo Crepaldi che, dopo aver ricevuto la denuncia della donna, nelle scorse settimane aveva avviato l’inchiesta a carico del sacerdote accusato di edofilia.

Già sabato scorso in un incontro il 47enne sacerdote aveva ammesso le proprie responsabilità che implicano la sua rimozione da ogni incarico pastorale e l'invio del dossier alla Santa Sede quale organo competente per questo genere di delitti. La Curia triestina è stata chiarissima sull'episodio: «Don Maks aveva ammesso che molti anni fa coinvolse una ragazzina di 13 anni. Stava per essere rimosso e lo sapeva. Aveva chiesto di poter scrivere una lettera di scuse prima di lasciare la parrocchia»

Nella lettera al vescovo don Maks scrive: «Quella era una giovane donna malgrado l'età, ma ciò non giustifica il mio errore per iul quale chiedo “perdono”». C'è però anche un’altra lettera del sacerdote ed è rivolta ai familiari: è il drammatico testamento morale di un prete che ha scelto di infliggersi una estrema punizione per un errore che era finito in un angolo della sua mente. Presto sarebbe anche scattata l’inchiesta penale. Il suo nome era stato iscritto da qualche giorno nel registro degli indagati della Procura proprio per quell’episodio del 1997.

La vittima, infatti, dopo aver segnalato alla Curia la sconvolgente vicenda, ha atteso qualche giorno e poi si è rivolta ai carabinieri dove ha sporto denuncia contro il sacerdote. La denuncia in cui si raccontano le carezze e gli abusi del prete - come riporta il Piccolo - è giunta in Procura e il fascicolo è stato affidato al pm Pietro Montrone.

Ultimo aggiornamento: 14:33