Fincantieri, il governo si mobilita:
Monfalcone non sarà la nuova Ilva

Mercoledì 1 Luglio 2015 di Maurizio Bait
Fincantieri, il governo si mobilita: Monfalcone non sarà la nuova Ilva
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NOSTRO INVIATO - TRIESTE - Non esistono problemi per l’ambiente o la salute dei lavoratori. Esiste invece un problema amministrativo: interpretare la norma sullo stoccaggio degli scarti. Per questo il Governo ha promesso a Fincantieri un provvedimento capace di superare rapidamente il sequestro deciso dal Tribunale di Gorizia nello stabilimento di Monfalcone, che di fatto ne ha provocato la chiusura.



È l’esito del vertice urgente convocato ieri pomeriggio a Roma dal ministro dello sviluppo economico Federica Guidi con il collega dell’ambiente Gian Luca Galletti, i sottosegretari Claudio De Vincenti e Teresa Bellanova, l’amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono e la presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, vicesegretaria nazionale del Pd. «La riunione si è conclusa con l'individuazione di un percorso che permetterà di risolvere la situazione in tempi ragionevolissimi», spiega Bono. Alla domanda se si vada verso un decreto, l’Ad di Fincantieri spiega che «sono state esaminate tutte le questioni e che si è deciso di studiare un percorso per trovare una soluzione. Al momento non sono programmati altri incontri». Dai vertici della società arriva un grazie al Governo che «ha preso a cuore la vicenda». «Io il mio dovere l'ho fatto - ha concluso Bono - ma poi se non posso fare il mio lavoro non è un problema soltanto mio, ma di tutti».

Serracchiani in questa delicata partita non ha avuto un ruolo di secondo piano: in presa diretta con Fincantieri, la presidente ha mobilitato in termini immediati il Governo, che non si è fatto attendere. Ora rassicura: «Non avremo un nuovo caso Ilva e anche le buone prassi messe a punto dal Governo e la possibilità di muoverci nelle regole europee ci consentono di trovare una soluzione in poco tempo». Mentre anche ieri i cancelli sono rimasti chiusi tranne per un centinaio di addetti alla manutenzione e 150 impiegati amministrativi sui 4.500 globalmente impegnati a Monfalcone (1.500 diretti), un passo importante del Governo era nell’aria: nel primo pomeriggio, infatti, rispondendo a un’interrogazione urgente del capogruppo leghista alla Camera Massimiliano Fedriga, triestino, il ministro della Giustizia Andrea Orlando aveva prefigurato «ogni iniziativa idonea volta a scongiurare il protrarsi della chiusura» del cantiere di Monfalcone, il più importante d’Italia e fra i primi al mondo per le navi da crociera. Del suo, Fedriga è andato giù duro con il giudice di Gorizia: «Non può agire in maniera sproporzionata rispetto ai rilievi contestati. Il lavoro non può essere messo in scacco dall'ambientalismo fondamentalista». Di una norma «interpretativa» della legge in materia di gestione degli scarti di lavorazione aveva invece parlato in giornata Diego Moretti, capogruppo Dem al Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, precisando di aver avuto in tal senso rassicurazioni dal capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato, per inciso anch’egli triestino doc. Ma da Moretti è venuta anche una frecciata agli alleati (in Fvg) di Sel, che a livello locale ha adottato un atteggiamento alquanto differenziato e critico: «Dispiace che autorevoli esponenti del partito si perdano in inutili e dannose polemiche e richieste assurde - è il fuoco amico del Pd - anziché pensare a come spendersi per risolvere il problema». E mentre il sindaco di Gorizia Ettore Romoli (Forza Italia) prospettava mobilitazioni di massa in difesa del Grande Cantiere, perfino Franco Belci, segretario regionale Cgil in posizione di duro scontro con Fincantieri in tema di controlli sul lavoro in subappalto, di fronte alla grave minaccia per il lavoro di 4.500 persone ieri non ha esitato a definire semplicemente «impensabile» la chiusura dello stabilimento. Nella deprecata ipotesi di conferma del sequestro (oggetto peraltro d’impugnazione urgente alla Corte di Cassazione), i lavoratori non potrebbero fruire della cassa integrazione straordinaria, come ieri ha chiarito l’Inps. Un’ipotesi che in serata pareva cozzare con un diffuso clima di ritrovata fiducia
Ultimo aggiornamento: 2 Luglio, 08:55

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