Racket dei permessi per i cinesi:
caccia a complici in prefettura e Inps

Mercoledì 6 Maggio 2015 di Gianluca Amadori
Racket dei permessi per i cinesi: caccia a complici in prefettura e Inps
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VENEZIA - È soltanto all’inizio l’inchiesta che martedì ha portato in carcere un poliziotto in servizio all’Ufficio immigrazione della Questura di Treviso, Ivano Torresan, assieme ad un sedicente commercialista e a due intermediari di nazionalità cinese, accusati di associazione per delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina.



Il principale indagato in manette è Chen Rongqing, detto Luca, indicato come il gestore del meccanismo dei falsi documenti finalizzato ad ottenere permessi di soggiorno. E gli agenti della polizia giudiziaria della Procura, coordinati dal pm Giovanni Zorzi, stanno lavorando sui contatti da lui intrattenuti con personale della prefettura di Treviso, dell’Inps di Treviso della Polizia Municipale di Altivole e Villorba, nonché con altri poliziotti della Questura di Treviso e Padova. E con interpreti, retribuiti per tenere sotto controllo ciò che avveniva in Questura. Con molte probabilità saranno le rispettive procure a doversi occupare di questi episodi: Venezia ha competenza solo sul reato associativo.



SOLDI AL POLIZIOTTO - Dalle indagini emerge l’esistenza di un’organizzazione ben strutturata, che ha operato con continuità per regolarizzare illecitamente la posizione di cittadini cinesi privi dei requisiti necessari, in cambio di somme di denaro. Per gestire le pratiche Chen e il suo collaboratore, Deng Lunbo, detto Giovanni, chiedevano ai connazionali fino a 9mila euro e parte di questi soldi finiva per oliare le ruote "giuste". Il gip Alberto Scaramuzza scrive che sono provati i pagamenti a Torresan: «Quanto tempo tu chiesto quei soldi al mese bisogn... passa prossima settimana vado da noi, prende un po’?» dice Chen al poliziotto in un colloquio intercettato nell’aprile del 2014. In un’altra telefonata è lo stesso Torresan a chiedere denaro per saldare ingiunzioni di pagamento: «Se tu riesci a darmi qualcosa mi fai un grosso favore». In un colloquio con una "cliente" cinese, Chen dice che degli 8mila euro dovuti basta che ne anticipi 1500 «per darli all’italiano».



MOTO DA 8000 EURO - Gli investigatori hanno scoperto che il poliziotto trevigiano manteneva un tenore di vita più elevato di quello sostenibile con il solo stipendio: vacanze all’estero, anche in Cina, e una moto del valore di 8mila euro.

A fine estate 2014 Torresan viene trasferito al corpo di guardia, ma prosegue nella sua attività di "aiuto" ai cinesi, avvalendosi della collaborazione di alcuni colleghi, sia a Treviso che a Padova: poliziotti nei confronti dei quali sono in corso indagini per verificare se siano complici nei reati commessi, o se il loro comportamento "leggero", per compiacere un collega, sia solo sanzionabile sul fronte disciplinare. Il gip Scaramuzza la definisce «ramificazione del fenomeno» nell’Ufficio immigrazione.

GLI AVVOCATI - Dalle carte dell’inchiesta spuntano anche i nomi di alcuni avvocati definiti a disposizione del sodalizio. Dalle intercettazioni emergono prevalentemente colloqui finalizzati a consigli professionali, ma c’è anche il caso di una legale che suggerisce a Chen, in mancanza dei genitori, di presentarsi con due cinesi a caso in Questura per regolarizzare la posizione di due minori. Nelle prossime settimane si preannunciano sviluppi.
Ultimo aggiornamento: 7 Maggio, 07:13

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