Michele Visentin celebra la vittoria
con la “rasatura” da debuttante

Martedì 3 Marzo 2015 di Mattia Zanardo
Due immagini dell'ala di origine trevigiana: prima e dopo l'esordio al 6 Nazioni
TREVISO - È stato uno dei tre trevigiani nella giornata di gloria dell'Italrugby ad Edimburgo, con la vittoria sulla Scozia nel Sei Nazioni. Trevigiano vero, per nascita (insieme a Simone Favaro e Marco Fuser, entrato nella ripresa), non solo per club di appartenenza. Anzi, paradossalmente, Michele Visentin, a Treviso, a livello senior non ha mai giocato: cresciuto nel Paese, in biancoverde ha trascorso due anni nelle giovanili, poi, con l'intermezzo dell'Accademia Fir a Tirrenia, il balzo a Calvisano e, dalla scorsa stagione, alle Zebre in Pro12.

Sabato, primo cap in azzurro per l'ala 23enne: uno dei due debuttanti, insieme al sandonatese del Benetton, Enrico Bacchin

Esordio migliore non poteva esserci, Visentin?

«Assolutamente no. È stato inaspettato. Solo a inizio settimana, Leonardo Sarto mi ha detto di essere infortunato e di prepararmi, perché con ogni probabilità sarebbe toccato a me. E lì ho cominciato a fare mille viaggi nella mia testa: è il sogno di ogni bambino che comincia a giocare a rugby».

Debutto con vittoria, per di più in uno templi ovali: Murrayfield.

«L'avevo visto tante volte in tivù. Sapevamo che sarebbe stata quasi un'impresa. Ma siamo arrivati consapevoli delle nostre potenzialità e siamo riusciti a valorizzarle. Non ci è mai mancata la voglia di combattere e questo ha sorpreso gli scozzesi».

Alla sua partita che voto da?

«Alla prima azione, ho sbagliato un placcaggio. Ho pensato: "Cominciamo bene". Non ci sono state tante occasioni d'attacco, abbiamo gestito molto la partita. Quando uno gioca cerca sempre di dare il 200%. Spero di esserci riuscito: alla fine ero sfinito e pieno di botte».

Emozionato?

«Molto, soprattutto all'inizio. I senatori ci hanno tranquillizzato: l'atmosfera, 80mila tifosi che cantano l'inno, ma poi quando l'arbitro fischia, è una partita di rugby come tutte le altre».

Il dopopartita come è andato?

«Capelli spariti (tipica iniziazione per gli esordienti, ndr). Ancora non mi sono abituato, provo continuamente di toccarmeli. Ma la vittoria val bene il sacrifico: ricresceranno. Più di me sono rimaste male la mia ragazza, mia mamma e mia zia».

Il 15 marzo l'Italia giocherà con la Francia: ci fa un pensierino?

«Mi allenerò al massimo in queste due settimane, poi sceglierà il ct. Ovvio, mentirei, se dicessi che mi accontento di questa gara d'esordio».

Nella Marca torna abbastanza spesso?

«Casa manca sempre. Perciò quando torno, rimango soprattutto a Paese, in famiglia e con gli amici».

Un giorno potrebbe vestire la maglia di Treviso?

«Giocare per la squadra della propria città ha sempre un suo fascino. Ma ora penso a far bene alle Zebre e spero anche in nazionale. Ho un altro anno di contratto, alla fine con calma, vedremo il da farsi»
Ultimo aggiornamento: 4 Marzo, 10:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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