Tre suicidi in un giorno: un imprenditore e
due disoccupati vittime della depressione

Martedì 23 Ottobre 2012
Un bilancio terribile quello di ieri nella Marca (foto archivio)
TREVISO - Il male di vivere sconvolge la Marca: in un solo giorno tre uomini si sono uccisi impiccandosi. Uno era senza lavoro da tre anni, uno l’aveva appena perso, il terzo era vittima di una depressione insanabile. Ed è anche il nome più illustre: si tratta di Vittorio Ceotto, 62 anni, titolare della Old Beton di Susegana, azienda che opera nel ramo della ghiaia e del riciclaggio di inerti. Le altre due vittime sono un 48enne di Treviso e un 58enne di Cordignano afflitti anche da problemi familiari.





Vittorio, la morte come liberazione dai pesi ormai insostenibili della vita. È stata la tragica scelta di dell'imprenditore 62enne Ceotto, 62, che ieri nel tardo pomeriggio si è tolto la vita lasciando un breve messaggio ai propri cari: "Chiedo scusa. Perdonatemi se potete, ma non ce la faccio più". Ceotto era titolare della Old Beton, azienda di famiglia fondata dal padre Federico, e viveva con la moglie di seconde nozze e il figlioletto di cinque anni in via Baracca, a Colfosco. Erano circa le 17.30 quando la donna è rientrata a casa. Entrando in cucina ha visto il telefono dell'uomo appoggiato sul tavolo. Sotto il cellulare ha trovato il biglietto. In preda alla disperazione è corsa a cercarlo perlustrando tutta la casa. Qualche istante dopo, la terribile scoperta: Vittorio si era impiccato a un tubo del gas nel sottoscala dello scantinato. Quando la moglie lo ha trovato, Ceotto era ancora vivo. La donna, seppur stravolta, ha avuto la forza di chiamare i soccorsi. In pochi istanti sono arrivate ambulanza e auto medica dall'ospedale di Conegliano. Gli operatori del 118 hanno fatto diversi tentativi per rianimare l'uomo. Inutili. Da tempo Vittorio soffriva di depressione e il suo stato di salute era precario. Non era la condizione economica a preoccupare Vittorio che era un imprenditore di successo.





Gianfranco: «Sto male, ciao a tutti». Poche parole scritte a mano su biglietto per giustificare il gesto estremo. Ieri mattina Gianfranco Camerin, 58 anni, si è impiccato a una trave del gazebo nel giardino di casa, a Santo Stefano di Pinidello. Gli mancavano due anni alla pensione ma da tre era senza lavoro. Ora si stava profilando anche l'incubo di dover lasciare la casa dove aveva continuato a vivere dopo la morte della compagna, di origine tedesca, avvenuta un paio d'anni fa. I proprietari, fratelli di lei, gli avrebbero chiesto di lasciare libero l'immobile per venderlo. Ieri mattina ha deciso di farla finita: si è avvolto una corda attorno al collo e si è lasciato andare penzoloni dalla trave del gazebo. Lo hanno visto verso le 10.30 i vicini di casa che hanno dato l'allarme.





Giancarlo, le cose in famiglia non sembravano andare troppo bene e di recente avrebbe perso il lavoro. E sarebbe stato proprio il fatto di non vedere un futuro, nelle secche di una crisi economica senza fine, a spingere Giancarlo Mocci, 48enne residente nelle palazzine che sorgono attorno alla Ghirada, a togliersi la vita impiccandosi all'interno della propria abitazione. La scoperta è stata fatta ieri, pochi minuti prima dell'una, da un conoscente dell'uomo, insospettitosi per la mancanza di risposte. Il 48enne viveva da solo e, a quanto pare, vedeva la moglie e i due figli solo di tanto in tanto.





(di Elisa Giraud, Fulvio Fioretti e Mauro Favaro)
Ultimo aggiornamento: 24 Ottobre, 15:37

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