Stiffoni rivela: «Bricolo regalò 2000 euro
a ogni senatore con i soldi della Lega»

Domenica 3 Giugno 2012 di Paolo Calia
Piergiorgio Stiffoni nell'aula del Senato
TREVISO - Anche i regalini di Natale. Quello del 2011 stato particolarmente ricco e festoso per i senatori della Lega. Il capogruppo Federico Bricolo ha pensato di infiocchettare un ricordino mica da poco per i suoi colleghi: un buono di duemila euro ciascuno da spendere nei centri commerciali Mediaworld. In tutto 50mila euro, ovviamente pescati dal conto del gruppo a palazzo Madama dove, ogni anno, venivano versati circa due milioni di fondi pubblici.



È una delle "chicche" contenute nel dossier preparato da Piergiorgio Stiffoni, ex tesoriere del gruppo, espulso dalla Lega e indagato per peculato. Dopo un lungo silenzio, il senatore ha deciso di raccontare la "sua" Lega. In venti giorni la situazione è cambiata: le accuse contro di lui sembrano perdere consistenza.



Senatore Stiffoni, partiamo dallo shopping natalizio della Lega. «Prima di Natale a Bricolo viene l'idea di regalare a ogni senatore un buono acquisto, diviso in otto carte da 250 euro l'una».



Un regalo con i soldi del gruppo? «Sì. Utilizzando il conto di appoggio del Senato intestato a me (da anni la Lega ne ha due: uno intestato al gruppo e uno al tesoriere, ndr). Da lì ho preso e fatto fatturare a mio nome i 50mila euro per comprare i buoni poi distribuiti ai senatori (e mostra il documento, ndr)».



Perché questo passaggio? «Eravamo a fine novembre, in piena crisi. Non era bello far vedere che il gruppo del Senato comprava questo tipo di buoni per regalarli ai colleghi».



Tutto su indicazione di Bricolo? «Certo. Non accetto che il capogruppo dica ai magistrati "di Stiffoni ho la massima fiducia, ma non sapevo quello che faceva"».



Lei ha documenti in cui si dice che Bricolo autorizzava queste operazioni? «Al novanta per cento era verbale. A volte si limitava a siglare».



Non ha una bella opinione del suo ex capogruppo. «Ho fatto quattro legislature, ho avuto tanti capigruppo e Bricolo è stato sicuramente il peggiore».



Nel suo dossier compare spesso? «Ne è il perno. Ma se Stiffoni deve essere condannato per peculato, stessa sorte dovrebbe toccare a tutti i senatori della Lega. Bricolo per primo».



Nel suo dossier si parla della "paghetta" da duemila euro al mese all'ex ministro Calderoli: altri nomi illustri? «Sì, anche nomi conosciuti».



Perché, quando la magistratura ha iniziato a indagare, ha deciso di autosospendersi? «L'ho fatto per non intralciare i magistrati e per tutelare il movimento. Invece è stato preso per un'ammissione di colpevolezza. In Italia un avviso di garanzia vale come una condanna».



Chi ha approfittato della situazione per farla fuori? «Maroni ha preso la palla al balzo per farmi cancellare dal libro dei militanti. Poi ha detto che ero praticamente espulso, mi ha anche dato del delinquente e l'ho querelato».



Perché Maroni se l'è presa con lei? «Per questioni politiche. Lui è uno dei falsi sacerdoti della Lega. Ha voluto attaccarmi perché ero, e sono, molto vicino a Gian Paolo Gobbo che ostacolava la corsa di Tosi in Veneto. Colpendo me ha voluto fargli terra bruciata attorno: un attacco per interposta persona».



Oggi c'è il congresso regionale. «Soffiano venti di scissione. Se Tosi vincerà si ritroverà segretario di un partito vuoto. Parla di ricompattare il movimento, ma nelle sezioni già si preparano le liste per le epurazioni. Io, come altri, continuerò a fare politica».



Si sente ancora leghista? «Sono nato leghista e morirò leghista».
Ultimo aggiornamento: 4 Giugno, 18:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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