Astrofisico di Conegliano nominato
segretario dell'Onu delle stelle

Giovedì 20 Agosto 2015 di Umberto Sarcinelli
Astrofisico di Conegliano nominato segretario dell'Onu delle stelle
Galileo Galilei sarebbe orgoglioso e fiero della "sua" università di Padova. E un po’ invidioso del favoloso telescopio Lbt (Large binocular telescope) che i suoi successori del terzo millennio hanno costruito in collaborazione con tedeschi e statunitensi e montato in un posto allora sconosciuto, il monte Graham, nel sud-est dell'Arizona, a circa 3200 metri di altezza, nel complesso delle montagne Pinaleño...

Piero Benvenuti, docente del dipartimento di Fisica e Astronomia intitolato proprio al grande scienziato ha anch’egli un cuore gonfio di orgoglio per la sua università di Padova: è il primo italiano a essere eletto segretario generale dell’Unione Astronomica internazionale, l’associazione che raggruppa 12 mila astronomi di 75 paesi.

«Non è una sorpresa assoluta - commenta l’astronomo, rientrando nella sua casa di Conegliano dall’osservatorio di Asiago - tre anni fa sono stato nominato assistente del segretario generale, una carica che porta poi alla segreteria, una sorta di preparazione. Ma l’elezione di Honolulu è stata lo stesso una grande emozione per me e una grande soddisfazione per tutta l’astronomia italiana».

Il curriculu di Piero Benvenuti è quasi una piccola storia dell’astronomia contemporanea tante sono le ricerche, gli studi, le partecipazioni alle grandi realizzazioni (tra le altre Hubble) e in ambito non professionale è impegnato nelle problematiche connesse alle malattie rare.



Lei è un astrofisico che si occupa di alte energie.

«E’ la nuova rivoluzione scientifica, quella della materia e dell’energia oscura, dei buchi neri, insomma. Trenta-quaranta anni fa era solo un’ipotesi, adesso è una cosa straordinaria, una rivoluzione dello spazio-tempo. Ma i miei interessi vanno anche alla storia dell’astronomia, al suo rapporto con la filosofia...».



Due materie non proprio antitetiche

«No, entrambe si basano sull’osservazione, entrambe servono a allargare il nostro sguardo...»



Con potenti telescopi.

«Già e questo è un altro aspetto interessante: lo sviluppo della tecnologia. Proprio alle Hawaii, dove a Honolulu abbiamo tenuto il congresso internazionale c’è il più grande telescopio del mondo, del diametro di 30 metri, sul monte Muana Kei. Una minoranza delle popolazione aveva lottato contro questa installazione, perché considerava sacra la montagna. Ho contattato queste persone per conto dell’Uai...»



La gente ha paura di indagare...

«No, solo esigue minoranze, nessuno ha più paura di indagare i grandi misteri dell’universo»



Adesso lei si trova a farlo alla testa di 12mila astronomi...

«Un compito che mi inorgoglisce, anche se sarà molto impegnativo. L’Uai si occupa di molte cose, ci sono nove divisioni diverse, lavorerò con colleghi di tutto il mondo, di tutte le culture, di tutte le lingue»



L’Uai è l’Onu delle Stelle?

«Finora sono rappresentati 75 paesi, ma fra questi scienziati non esiste rivalità o lotta ideologica, religiosa o politica. Lo studio dell’Universo unifica. C’è solo collaborazione, confronto».



Il suo programma?

«Favorire la collaborazione più ampia, senza progetti internazionali non c’è vero sviluppo»



Punterà su qualcosa in particolare?

«Tutti i nove dipartimenti sono importanti».



Lei è un astrofisico di fama, ma si commuove per una stella cadente?

«Quando riesco a vederle oltre all’inquinamento luminoso delle nostre città. Si, mi emoziono e se dovessi esprimere un desiderio sarebbe quello di vedere un po’ di pace in questo minuscolo e meraviglioso granello dell’universo che è la Terra».
Ultimo aggiornamento: 21 Agosto, 07:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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