Un colpo alla testa e uno al cuore
La morte di Cappia fu un'esecuzione

Mercoledì 3 Dicembre 2014
Un colpo alla testa e uno al cuore La morte di Cappia fu un'esecuzione
LATINA - Il numero dei proiettili, uno alla testa e uno al cuore, la direzione dei colpi che hanno attinto Ulrico Cappia, l’enologo trovato carbonizzato a Itri lo scorso anno, fuori l’azienda vinicola Schettino: è parte della ricostruzione che il medico legale Gianluca Marella ha effettuato ieri davanti alla Corte D’Assise nel processo che vede alla sbarra Giuseppe Ruggeri, 56 anni, accusato di aver ucciso il 57enne di origini coneglianesi, perché considerato responsabile del suo licenziamento. Un esame difficile da effettuare quello sul corpo di Cappia, in avanzato stato di carbonizzazione: secondo la perizia medico-legale i due colpi sarebbero stati esplosi dal sedile posteriore della sua auto poi avvolta dalle fiamme. Quattro i dipendenti dell’azienda Schettino ascoltati ieri: in parte hanno confermato e in parte no quanto avevano dichiarato nel 2013 rispetto al clima teso che si respirava sul lavoro. Ai carabinieri avevano riferito di particolari aspetti del carattere dell’imputato, “che non voleva ordini da Cappia e faceva di testa sua, non voleva essere comandato e la vittima era stufa di questo atteggiamento”. E ancora, sempre nei verbali uno dei lavoratori aveva dichiarato come “per il bene dell’azienda uno dei due doveva andare via altrimenti prima o poi si sarebbero azzuffati”. Testimonianze andate avanti tra vari “non ricordo” e “forse l’ho detto”, per poi lasciare il posto alla ricostruzione di un maresciallo dei carabinieri rispetto alla prima fase dell’indagine. Il processo continuerà in gennaio con i testi dell’accusa.
Ultimo aggiornamento: 15:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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