Adesca un 38enne sul web e si stabilisce
a casa sua con figlio, marito e parenti

Mercoledì 23 Maggio 2012 di Giuliano Pavan
I due hanno patteggiato un anno e sei mesi (foto leggo.it)
TREVISO - Non hanno dato spiegazioni agli inquirenti, preferendo raggiungere un accordo per chiudere la loro vicenda giudiziaria. Comparsi di fronte al gup Silvio Maras per rispondere delle accuse di circonvenzione d'incapace e tentata estorsione, il 24enne Roberto Durdevic e la moglie 21enne Giada Ciarelli hanno patteggiato un anno e sei mesi di reclusione ciascuno e una multa di 240 euro, ottenendo la sospensione condizionale della pena in quanto entrambi incensurati.



I due erano finiti alla sbarra per aver raggirato un 38enne trevigiano conosciuto su Facebook. La vittima, che soffre di un lieve disturbo mentale e che viene seguito da una struttura specializzata, era caduta nella trappola credendo di aver dato avvio a una relazione virtuale con la ragazza. Era stata infatti lei a contattarlo nel social network ed era stata sempre lei ad avanzare la richiesta di un posto dove andare a dormire, visto che gli aveva detto di aver perso la casa.



Spinto dall'affetto che lo legava alla ragazza, l'uomo si rese disponibile ad accoglierla sotto il suo tetto, sperando inoltre che tra loro potesse nascere qualcosa di non virtuale. Stretto l'accordo, la donna si presentò dopo un paio di giorni nell'abitazione della vittima, ma non era sola: con lei c'era infatti un bambino di pochi mesi. Dopo qualche giorno però il campanello suonò ancora: stavolta alla porta c'era un uomo, che Giada Ciarelli aveva spacciato per suo fratello. In realtà si trattava del marito, Roberto Durdevic. Nel giro di una settimana la casa del malcapitato diventò la dimora di altri parenti dei due imputati: in tutto cinque persone che avevano finito per prendere possesso dell'abitazione.



Ma non è tutto: secondo quanto contestato dagli inquirenti ai due coniugi, Durdevic col passare dei giorni avanzava pretese sempre maggiori, tanto da arrivare a chiedere denaro al 38enne sostenendo che quel bambino piccolo fosse frutto della relazione sessuale avuta con la fantomatica sorella. Fu a quel punto che la vittima iniziò a capire che qualcosa non quadrava e si decise a raccontare la sua storia alla polizia municipale di Preganziol. In un attimo scattarono le indagini e la verità venne a galla. Il raggiro, dopo la denuncia presentata dalla vittima, finì all'interno di un fascicolo della Procura che chiese e ottenne che i due venissero processati. Ieri mattina per i due coniugi è arrivata anche la sentenza di condanna.
Ultimo aggiornamento: 24 Maggio, 16:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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