Trento. Artigiano finisce in carcere per
non aver pagato 134 euro di contributi

Domenica 28 Novembre 2010
(archivio)
TRENTO (28 novembre) - In carcere per aver omesso di versare 134 euro di contributi Inps. il rischio che corre un artigiano trentino che, per una micro evasione contributiva, ora rischia di passare il Natale in cella. I suoi avvocati, Marcello Paiar e Andrea Depilati, incaricati tardivamente di seguire il caso, ora stanno cercando una via d'uscita, ma l'operazione non è semplice e neppure breve. Il caso non è frutto di alcun accanimento giudiziario. Forze dell'ordine e magistratura si sono limitati ad applicare la legge e non potevano fare altrimenti. La colpa semmai è dell'arrestato, che non ha dato troppo peso alle notifiche arrivategli a casa, finché i carabinieri non lo hanno accompagnato in carcere.



Che cosa è accaduto? L'uomo, in passato titolare di una ditta individuale, nel 2006 omise un versamento contributivo da 134 euro; omissione che poteva essere sanata con il pagamento e una piccola sanzione. Per qualche ragione, ciò non avvenne e così scattò un procedimento penale. All'inizio di quest'anno l'artigiano venne processato e l'8 febbraio del 2010 fu condannato in contumacia a tre mesi e 300 euro di multa. Non beneficiò della sospensione condizionale, perché aveva subito un'altra condanna simile: un mese per un altro mancato versamento di contributi Inps da 68 euro.



Per quella prima condanna l'uomo, padre di famiglia con moglie e una figlia piccola, aveva intrapreso un percorso di riabilitazione, seguito dall'Ufficio esecuzione pene esterne. Al passaggio in giudicato della seconda condanna, quella a 3 mesi, all'artigiano venne notificato un ordine di esecuzione pena con sospensione di 30 giorni per permettergli di ricorrere al medesimo servizio. L'uomo però, che in quel momento non era seguito da un avvocato, ha erroneamente creduto che gli avvisi si riferissero sempre al primo procedimento per cui era già seguito dall'Ufficio esecuzione. È seguita una telefonata da parte dei carabinieri, che gli dovevano notificare degli atti. Dopo aver salutato moglie e figlia, convinto di dover solo ritirare una carta, ha scoperto in caserma che per lui si stavano aprendo le porte del carcere.



Solo a questo punto è stato chiesto l'intervento di due avvocati di fiducia, che ora potrebbero chiedere al Tribunale di sorveglianza una misura alternativa come gli arresti domiciliari, oppure la temporanea sospensione dell'ordine di esecuzione.
Ultimo aggiornamento: 30 Novembre, 20:12

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