Strage in caserma/ «Mio marito vittima
del mobbing del maresciallo Zingale»

Martedì 30 Ottobre 2012 di Paolo Ponzetti
Renato Addario e Antonino Zingale
ROVIGO - Mio marito stato vittima di una sorta di mobbing a seguito della testimonianza fornita nel processo che aveva visto imputato il maresciallo Zingale. Susi Pregnolato stata interrogata dal sostituto procuratore Stefano Longhi che indaga sulla tragedia del pomeriggio di lunedì 1 ottobre nel cortile della caserma della stazione carabinieri di Porto Viro (Rovigo). A "sommarie informazioni testimoniali", quindi da sola e senza la presenza dei suo avvocato Patrizia Trapella, è stata sentita la moglie di Renato Addario, l’appuntato che in 21 secondi ha freddato con un colpo alla nuca il suo comandante Antonino Zingale, la moglie del luogotenente Ginetta Giraldo e poi si è tolto la vita sparandosi alla tempia.



La donna ha riferito quanto le aveva confidato il marito, nessuna conoscenza diretta, raccontando di un clima pesante che si era instaurato nella caserma di piazza Matteotti dal processo in poi, quando Addario venne chiamato a testimoniare sulle accuse di molestie sessuali di Zingale (poi assolto) nei confronti di una portovirese. Ha fatto anche alcuni esempi di episodi di presunto mobbing. Susi Pregnolato ha comunque ribadito che suo marito era ugualmente tranquillo e che non si sarebbe mai aspettata quanto avvenuto in quel tragico pomeriggio. Ora le dichiarazioni delle donna saranno incrociate con quanto già raccolto con altre testimonianze, sia di carabinieri in servizio a Porto Viro sia di militari ora in altre caserme.



Comunque, secondo quanto è trapelato, nella vicenda giudiziaria del luogotenente Zingale il ruolo del testimone Addario era stato molto marginale, in quanto si trovava di piantone il giorno "incriminato" e agli investigatori, sempre il sostituto procuratore Stefano Longhi, non aveva riferito nulla di particolare, né contro né a favore il suo superiore. Altro elemento chiarito il discorso del presunto trasferimento dell’appuntato Addario: questi non l’aveva richiesto e non c’era alcuna pratica d’ufficio aperta.



Il magistrato ora attende l’esito delle autopsie affidate alla dottoressa ferrarese Silvia Bavaresco ed delle consulenze tecniche dell’esperto informatico rodigino Claudio Cesaro sul computer che l’appuntato aveva a casa ed era utilizzato pure dalla moglie, e sui telefonini delle tre vittime. Il tutto mentre l’avvocato Patrizia Trapella sta eseguendo delle investigazioni difensive.
Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 20:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA