«Chi non è del paese giri al largo»
anche la carità diventa a "km zero"

Venerdì 20 Marzo 2015 di Marina Lucchin
Il cartello sulla porta della canonica
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ROVIGO - Il parroco di Grignano aggiunge una postilla alle opere di misericordia elencate nel Vangelo di Matteo: va bene dar da mangiare agli affamati e da bere agli assetati, purché siano residenti. Don Alessandro Mistrello, sacerdote della frazione più popolosa della città, lo annuncia con un cartello sulla porta della canonica. Ben poco spazio sull'interpretazione della scelta: «La distribuzione alimentari (solo per i residenti a Grignano) è solo il martedì e giovedì» recita l’avviso.



Una dichiarazione d'intenti che lascia perplesso più di qualche fedele. In realtà non è proprio una sorpresa: già ad agosto 2012 il parroco aveva affisso lo stesso avviso, sollevando un gran polverone. Sulla questione intervennero esponenti della diocesi, politici e amministratori del capoluogo. Ora, a quasi tre anni di distanza, il cartello è ricomparso sulla canonica, a due passi dal centro sociale e dalla chiesa di Santa Maria assunta. Identiche le perplessità suscitate.



E se ad avere bisogno di aiuto fosse qualcuno venuto da fuori paese, italiano o straniero che sia? Don Mistrello già nel 2012 aveva spiegato che la restrizione del campo dei bisognosi da assistere era una direttiva della Caritas diocesana, dettata dalla necessità di fare carità "intelligente" per ottimizzare al meglio gli aiuti e non sprecare risorse con i "furbetti".



Decidere di donare gli alimenti raccolti con la beneficenza solamente ai grignanesi, insomma, consentirebbe al parroco di individuare i veri bisognosi. Sicuramente don Alessandro avrà le sue ragioni, ma questa carità selettiva si scontra con la società d'oggi nella quale chi soffre davvero la fame sono per lo più persone che non sempre hanno una dimora fissa perché ormai la casa l'hanno persa da un pezzo avendola avuta a migliaia di chilometri da qui.



A tal proposito un commento arriva dal vescovo Lucio Soravito De Franceschi che non era a conoscenza di questa pratica: «Per me si tratta di una novità - spiega - Non ne sapevo alcunché, quindi faccio una riflessione dettata dal buon senso. Probabilmente il parroco avrà cercato con questi alimenti di soccorrere le persone bisognose della sua parrocchia. Di recente il numero dei disoccupati e dei senza lavoro si è alzato. Essendo le risorse limitate, il sacerdote avrà cercato di tenerle per la gente indigente che abita nell'area che amministra».
Ultimo aggiornamento: 21 Marzo, 14:59