Norme di sicurezza non rispettate:
ecco cos'ha provocato la strage

Martedì 23 Settembre 2014 di Lorenzo Zoli
La moglie di Bellato
1
ADRIA (ROVIGO) - L'inchiesta è aperta per omicidio colposo plurimo e incentrata sulle modalità con cui si stava lavorando ieri mattina verso le 9.30 alla vasca di liquami di circa 40 per 30 metri quadrati situata nell'azienda Coimpo. Lo ha chiarito lo stesso sostituto procuratore del tribunale di Rovigo, Sabrina Duò, accorsa per verificare di persona la situazione.







Dopo l'accurato sopralluogo in azienda il magistrato ha escluso si possa parlare di fatalità. Ha piuttosto posto l'accenno su possibili problematiche legate alla sicurezza. Doveroso premettere come sia presto per avere certezze. Senza dubbio, però, l'impressione è che la magistratura voglia mettere nel mirino due aspetti: in primo luogo se l'operazione in corso ieri mattina stesse avvenendo come da norme. In secondo luogo si dovrà chiarire se, chi fosse addetto alle operazioni e lavorasse in zona, indossasse dispositivi di protezione.



L'impressione è che le prime verifiche consentano quantomeno di ipotizzare che non tutto sia andato come da manuale. Il camion arrivato ieri mattina dalla ditta di Marano di Mira, che si occupa del trasporto degli acidi impiegati dalla Coimpo per la lavorazione dei liquami avrebbe - secondo le prime ipotesi - dovuto trasferire l'acido solforico prima di tutto nei silos dei quali è dotato lo stabilimento. Invece si sarebbe proceduto direttamente con lo sversamento di parte del carico all'interno della vasca. Saltando un passaggio.



Pare pure emergere che i lavoratori deceduti non indossassero dispositivi di protezione particolari. Anche se va tenuto conto che la maggior parte di loro non stava lavorando direttamente ai liquami quando la nube si è sprigionata.



Gli investigatori - carabinieri e Spisal - hanno acquisito le immagini della videosorveglianza in cui si vedono tutti quei drammatici momenti.
Ultimo aggiornamento: 09:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA