Zaia su tutte le furie: «Caos è ormai
normalità, c'è un flusso di immigrati
economici travestiti da profughi»

Venerdì 3 Luglio 2015
Luca Zaia
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VENEZIA - «Il caos è diventato normalità in quella che il governo tenta di far passare per emergenza e che è divenuta invece flusso costante e inarrestabile di immigrati economici travestiti da profughi». Lo dice in una nota il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia.

«Il livello di guardia è stato superato - continua -. Siamo all'immigrazione incontrollata che sta mettendo in crisi il sistema istituzionale territoriale, il tessuto sociale, le attività di prevenzione e profilassi sanitaria che la Regione Veneto, di sua spontanea volontà, ha attivato, pur non avendo mai avuto nessuna competenza in un meccanismo di cosiddetta accoglienza gestito da Roma e dai Prefetti e scaricato sui Comuni.

Urgono soluzioni radicali che rispettino la dignità delle persone e il diritto dei territori a non essere invasi a colpi di diktat».

«A Treviso - aggiunge Zaia - stiamo assistendo al massacro della dignità delle persone, accatastate in stazione. A Padova si requisiscono caserme e comunque non ci si fa alcun problema a scaricare le persone in strada. Nel Veneziano tornano a mettere le mani su una località turistica come Eraclea, a Portogruaro si usa la palestra di una scuola mentre la Questura, inevitabilmente, va in tilt. Fulgidi esempi di arrogante disorganizzazione. E adesso, dopo le caserme, si sta pensando alla stazioni dismesse, peraltro spesso problematicamente vicine ai centri abitati. Da discariche a cielo aperto ad altre uguali con un nome diverso, stazioni invece che caserme. Una situazione senza precedenti che deve finire, perché sono il governo italiano e l'Europa ad avere ridotto ad emergenza una situazione che era chiarissima sin dal 2011».

E Zaia rilancia «Si prenda prima di tutto atto che i Prefetti non sono in grado di gestire la situazione e si affronti una buona volta il problema dalla fonte: vi si ponga rimedio immediatamente bloccando i flussi, distruggendo i barconi nei porti e in mare dopo aver soccorso gli occupanti, andando a realizzare centri di accoglienza e identificazione in Africa, se non in Libia, in paesi contermini, dove poter prima di tutto verificare l'effettiva condizione di profugo. Non si dimentichi che di quelli che arrivano, due terzi non ne hanno le caratteristiche e dovrebbero essere respinti, anzi, nemmeno accolti. La realtà invece è che nessuno è in grado di rimandare a casa nessuno e che ci si sta imponendo dall'alto di farci carico di gente che non ha in realtà bisogno di assistenza, i cosiddetti migranti economici».

«Non so altrove - conclude Zaia - ma in Veneto siamo anche sempre più preoccupati della situazione nella quale i nostri sanitari devono verificare le condizioni di salute degli immigrati e la presenza di eventuali patologie infettive: c'è troppo caos negli arrivi e negli spostamenti da un luogo all'altro, magari nottetempo, per lavorare al meglio».

Ultimo aggiornamento: 12:42

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