Silvan, nascere a Venezia
è stata la mia prima magia

Venerdì 31 Luglio 2015 di Roberto Ballarin
Il mago Silvan
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VENEZIA - «La prima magia della mia vita? Nascere a Venezia. La amo così tanto che a nove anni le dedicai perfino una poesia».



Per una volta, almeno, non ha segreti in mente o trucchi nelle mani e si confessa apertamente. A tratti emozionato nel ricordare i momenti importanti, che hanno trasformato la sua vita in un’avventura incredibile. Il "sogno impossibile" che cullava da bambino, infatti, era quello di diventare un mago. E il destino generoso l’ha esaudito, donandogli un talento e uno stile straordinari. Il suo nome? Aldo Savoldello in arte Silvan, il mago italiano più famoso nel mondo. Non a caso - nel maggio scorso - l'Accademia delle Arti Magiche di Hollywood gli ha conferito "The Masters Fellowship Award", il premio più ambito per un illusionista, che equivale al Nobel della Magia.



Un predestinato insomma...

«In un certo senso sì. Distinguere un ruolo realizzato, da quelli immaginari - come per me Mandrake, che da bambino cercavo di emulare - non era facile. Ma ci vuole determinazione, sacrificio fantasia, creatività. E le proprie modeste capacità, come del resto avviene in tutti i campi».



I genitori invece cosa aveva immaginato per lei?

«Il disegno di mio padre era vedermi avvocato e campione di atletica leggera, disciplina sportiva che frequentavo con buoni risultati da ragazzo».



Quando ha capito che la sua vita sarebbe diventata magica?

«Da una serie di coincidenze. Avevo sette anni, ero in vacanza con la mia famiglia a Crespano del Grappa. Una sera vidi un prestigiatore esibirsi, rimasi affascinato. Lui chiese la partecipazione di un bambino e io lo aiutai nella sua esibizione, ricevendo i primi applausi. Fu così che entrò in me il "bacillus magicus". A undici anni, poi, condussi uno spettacolo di quattro ore e mezza all'Oratorio don Bosco nel sestiere di Cannaregio e ancora applausi. Ricordo pure che ero un assiduo frequentatore delle bancarelle di libri usati in Strada Nuova e spendevo la paghetta settimanale per acquistare polverosi libri di magia. Non solo quella prestidigitatoria, ma anche nera, arcaica e occulta. Oggi, fortunatamente poliglotta, ne posseggo ben tremila».



Ricorda il suo primo, vero successo?

«Quando mi esibii in televisione nella trasmissione "Primo Applauso" presentata da Enzo Tortora e Silvana Pampanini davanti a quindici milioni di telespettatori. Che sensazione unica!».



Ha frequentato il mondo dello spettacolo, la televisione e il cinema; quanti personaggi avrà incontrato...

«Moltissimi mi hanno onorato della loro simpatia. E li racconto tutti nel mio libro autobiografico edito da Mondadori. Ma Orson Welles è stato uno dei primi che apprezzò le mie magie. Fu nel sottoportico vicino al ponte Giacinto Gallina, mentre girava il suo capolavoro "Otello" a Venezia. E poi Sinatra, Greco, Baker, Mastroianni, il grande Eduardo. Ma anche capi di stato, ministri, re e regine».



Si ritiene una persona fortunata?

«La fortuna è un'astrazione. Esiste la capacità in ognuno di noi di imbrigliarla e renderla concreta al momento opportuno. Nulla è più difficile quanto misurare le proprie forze e impiegarle al momento giusto. Io da bambino non vedevo, nè cercavo la fortuna. È la dea che si impadronisce di noi quando abbiamo la volontà di esaudirla rendendo le nostre azioni più facili».



La gioia più grande?

«Sono tre le gioie. La mia splendida famiglia; essere nato a Venezia perché è un privilegio; e la gioia di sentirmi colmo di entusiasmo e di amore per la vita che mi lascia presagire tante cose belle, ancora da imparare e da fare».



Ma le rimane ancora tempo per sognare?

«Guai se non ci fossero sogni da realizzare. I miei cassetti sono stracolmi».
Ultimo aggiornamento: 1 Agosto, 08:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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