L'altolà del prefetto Cuttaia: «Cari
sindaci, sui migranti niente intralci»

Domenica 21 Giugno 2015 di Monica Andolfatto
Il prefetto Cuttaia in un recente e acceso incontro ad Eraclea
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VENEZIA - Cari sindaci il dibattito politico è un conto, la gestione dell'emergenza un altro. Specie quando il problema da affrontare riguarda persone «in carne e ossa» - leggi profughi - e non può essere liquidato con un semplicistico e per nulla pragmatico «non sono d'accordo».



È su tale discrimine che il prefetto di Venezia, Domenico Cuttaia, detta, o meglio scrive nero su bianco, l'ultimatum ai 44 sindaci della provincia chiarendo che non intende convincere nessuno né tanto meno imporre comportamenti, bensì chiarire che «eventuali intralci (che mi limito a considerare come ipotesi puramente virtuali) farebbero ricadere sulla responsabilità personale di chi li avesse posti in essere (responsabilità, ovviamente, non solo amministrativa), le conseguenze negative che dovessero riflettersi sulla comunità».



Un ultimatum implicitamente rivolto anche a tutti i primi cittadini del Veneto, rivestendo Cuttaia il ruolo di coordinatore regionale delle prefetture per l'accoglienza dei migranti.



Dopo la circolare diramata giovedì con la quale riepilogava le quote fissate dal Viminale comune per comune per l'accoglienza dei richiedenti asilo (854 la capienza per il territorio veneziano) e sollecitava la collaborazione degli enti locali, Cuttaia torna sull'argomento con la forma più colloquiale, ma non per questo meno risoluta, della lettera. E se i toni sono lontani dai crismi dell'istituzionalità, il senso è quanto mai istituzionale.

Ultimo aggiornamento: 14:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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