Regione condannata: il vitalizio
vale anche per il difensore civico

Sabato 14 Febbraio 2015 di Alda Vanzan
Una foto del 2005 di Vittorio Bottoli
4
VENEZIA - Dieci anni di arretrati, con tanto di interessi. E il vitalizio.

Quando, tre anni fa, arrivò la richiesta dell’ex difensore civico di avere quello che secondo lui gli spettava - il trattamento di fine mandato e il vitalizio alla stregua dei consiglieri regionali, ma pure i contributi pensionistici all’Inps per il periodo in cui non aveva svolto la professione forense - a Palazzo Ferro Fini sgranarono gli occhi: come si poteva, in tempi di contenimento della spesa pubblica, con tanto di metaforici fucili puntati contro la casta, presentare simili richieste? Un coraggio così, ci voleva.

Senza alcun indugio, l’Ufficio di presidenza del consiglio regionale del Veneto rispose dunque picche: il signor Vittorio Bottoli da Verona, ex difensore civico della Regione, non avrebbe avuto un centesimo. Peccato che Bottoli adesso abbia ottenuto ragione in tribunale. Con la conseguenza che la Regione è stata condannata a pagare. Tutto. Anche le spese legali.

La sentenza è del tribunale di Verona, sezione lavoro, giudice Maddalena Bassi, e porta la data dell’11 febbraio scorso. Nel ricorso depositato nell’agosto 2012, Bottoli - rappresentato dall’avvocato Saverio Ugolini - spiegava di aver fatto il difensore civico per la Regione Veneto dal gennaio 2001 al gennaio 2011 e chiedeva il pagamento del cosiddetto Tfr, chiedeva inoltre il vitalizio, nonché il versamento dei contributi correlati alla remunerazioni relative al periodo 2001-2011 presso la gestione separata Inps. Il tribunale gli ha dato ragione su tutti i fronti.

Dato di fatto rimarcato dal giudice: Bottoli, per fare il difensore civico dal 2001 al 2011, visto che tale incarico è incompatibile con qualsiasi altra attività di lavoro, ha dovuto cancellarsi dall’Ordine degli avvocati di Verona e, quindi, dalla Cassa forense. Finché ha fatto il difensore civico, la Regione l’ha pagato. Come?

La legge istitutiva del Difensore civico (legge 28 del 1988) stabiliva che il compenso del Difensore civico era equiparato a quello degli assessori che a sua volta ricalcava quello dei consiglieri regionali.

Dieci anni dopo, legge 3/1998, viene stabilito che al Difensore Civico spettano l’indennità, la diaria a titolo di rimborso spese, il rimborso spese di trasporto e il trattamento di missione come per gli assessori. Più tardi ancora, legge 13/2012, ma Bottoli non era più difensore civico, il compenso viene fissato al 30% dell’indennità, della diaria, del rimborso spese eccetera (e su questo c’è il ricorso dell’attuale difensore civico Roberto Pellegrini).

Restiamo a Bottoli. Il tribunale ha stabilito che se la Regione aveva previsto per il difensore civico una remunerazione identica a quella degli assessori e quindi dei consiglieri regionali, deve essere pagato tutto. Non solo lo stipendio mensile. Anche i benefit.

«La Regione Veneto - recita la sentenza - è tenuta a corrispondere al ricorrente il trattamento indennitario differito composto da assegno vitalizio, assegno di reversibilità e assegno di fine mandato nella stessa misura prevista per i consiglieri regionali».

Di più: il tribunale dice che la Regione deve versare i contributi previdenziali all’Inps per i dieci anni, perché nel periodo in cui faceva il difensore civico Bottoli non poteva svolgere nessun altro lavoro e la carica regionale non prevedeva trattamenti previdenziali.

Da ultimo, la beffa: la Regione Veneto, che era rappresentata dagli avvocati Ezio Zanon e Chiara Drago, è stata pure condannata a rimborsare a Bottoli le spese di lite. Tremila euro. Un’inezia rispetto al resto.
Ultimo aggiornamento: 11:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci