Veneto e Friuli Venezia Giulia
trascinano il boom dei buoni-lavoro

Domenica 21 Dicembre 2014
Veneto e Friuli Venezia Giulia trascinano il boom dei buoni-lavoro
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I piccoli lavori, o meglio i "lavoretti". Attività a tempo, stagionali, che non richiedono orari completi o impegni continuativi per essere svolte. Li chiamano mini-jobs, retribuiti con un sistema di voucher. Parole sconosciute fino a qualche anno fa. Adesso sono entrate nel nuovo lessico del mondo del lavoro, al punto da soppiantare fasce occupazionali che erano riservate a dipendenti fissi o che restavano sommerse, previve di valenza per il fisco e la previdenza sociale. In questa geografia occupazionale che si sta ridisegnando, il Nordest ha un ruolo da primato.



Lo dimostra uno studio della Cgia di Mestre che prevede, nel 1014, una vendita in tutta Italia di 71 milioni 600mila ore di lavoro, che interessano almeno un milione di persone. Il commercio, il Turismo-Ristorazione e i Servizi sono i settori più interessati.



Quali sono i soggetti maggiormente interessati? Casalinghe, pensionati, badanti, studenti, disoccupati e dopolavorisiti che vengono "assunti" per qualche ora da un committente, venendo retribuiti attraverso l’utilizzo di un buono-lavoro di 10 euro lordi all’ora (pari a 7,5 euro netti). Garantiscono copertura previdenziale presso l’Inps e antinfortunistica presso l’Inail. Sia per l’imprenditore sia per il lavoratore la legge stabilisce degli importi annui limite oltre ai quali l’utilizzo dei voucher non è più consentito.



Soltanto dal 2012, dopo un’iniziale sperimentazione in agricoltura, questo strumento è stato esteso a tutti i settori economici. Da allora il ricorso è più che triplicato: da poco meno di 24 milioni di ore utilizzate due anni fa si è passati a 71 milioni 600mila ore previste per il 2014.



Nel 2012 erano state coinvolte poco più di 366mila persone, quest’anno, invece, ne sono previste più di un milione. Anche in questo caso il fenomeno è triplicato. I risultati dell’indagine è che i cosiddetti mini-jobs stanno conoscendo anche in Italia un vero e proprio boom. «Grazie all’introduzione di questa formula – analizza il segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi – è stato possibile far emergere una quota di sommerso che altrimenti sarebbe stata difficile da contrastare. Ora, anche i lavoretti saltuari sono tutelati». È comunque un lavoro che non scompare. «Chi viene assunto per poche ore con questi buoni può menzionare nel suo curriculum questa esperienza. Inoltre, per limitare l’utilizzo improprio dei buoni, il legislatore ha stabilito che ognuno di questi deve essere orario, datato e numerato progressivamente». Ci sono rischi di abusi? «La possibilità di aggirare la norma non manca: purtroppo questa possibilità è presente in qualsiasi caso, figuriamoci quando si tratta di un accordo che, come in questa fattispecie, è di natura verbale».



Lo scarto tra il numero dei voucher utilizzati e quelli venduti si sta assottigliando sempre di più: se nel 2013 l’incidenza dei primi sui secondi era dell’88,5 per cento, per l’anno in corso la stessa sale al 93,8 per cento. I settori privilegiati nel 2013? Il commercio (25,2 per cento del totale dei lavoratori coinvolti), il turismo/ristorazione (17,6 per cento), e i servizi (13,6 per cento). Resta comunque molto elevato l’uso dei voucher anche nelle restanti attività (19,5 per cento): ovvero il settore manifatturiero.



A livello territoriale è il Nordest il principale utilizzatore: l’anno scorso sono stati venduti oltre il 40 per cento del totale nazionale dei "buoni": il 28,5 per cento nel Nordovest, il 16,6 per cento nel Centro e il 14,8 per cento nel Sud e nelle Isole.

«Un aspetto positivo di questo fenomeno è sicuramente l’emersione dei "lavoretti", come già avviene da tempo in altri paesi europei, che altrimente rimarrebbero "in nero"» riflette Franca Porto, segretario veneto della Cisl. «Ed è anche il segnale di una certa prudenza delle aziende che pur avendo necessità di un certo lavoro di qualità non si azzardano a fare assunzioni». Aspetti negativi? «Vengono sottovalutate norme contrattuali più garantiste».



Non la pensa in modo diverso Luigi Brugnaro, presidente degli industriali di Venezia. «Sono uno strumento utile e interessante, perchè flessibile, ma non se ne può abusare in quanto non prevede coperture pensionistiche o previdenziali».
Ultimo aggiornamento: 22 Dicembre, 07:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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