Veneto-Friuli, asse contro Lorenzin
Zaia: non siamo come gli "spreconi"

Martedì 20 Ottobre 2015 di Daniela Boresi
Veneto-Friuli, asse contro Lorenzin Zaia: non siamo come gli "spreconi"
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Tra il Veneto e il ministro della Salute Beatrice Lorenzin i ferri sono sempre più corti, tanto che il presidente Luca Zaia minaccia di indire un referendum su chi deve amministrare la Sanità: Roma o il Veneto? Il tutto dopo la dichiarazione del ministro che "delegare la sanità alle regioni è stato un errore fatale, perché alla fine il risultato lo vediamo". E successivamente ha pure rincarato la dose scagliandosi contro il "titolo V" (quello delle deleghe alle Regioni), «nato pasticciato».



Al malcontento di Zaia si aggiunge, anche quello di Debora Serracchiani, esponente del partito del premier e presidente del Friuli VG: «Non sembra una mossa vincente opporre alle Regione gli apparati burocratici di un ministero. Non è abolendo i sistemi sanitari regionali che si raddrizzano le storture». E Sul tema del federalismo sanitario l’asse Veneto-Friuli VG trova così un saldo elemento di comunione, una sorta di rivolta delle "virtuose".

Certo per la regione guidata da Zaia è ancora fresca la "ferita" dell’abbandono del coordinamento nazionale e non si sono spente le proteste sui tagli in bilancio. Questo ultimo elemento di frizione rischia di essere la goccia che fa traboccare il vaso.



Probabilmente il ministro nel sottolineare il fallimento della regionalizzazione della gestione sanitaria si riferiva (e a ragione in questo caso) alla gestione a "macchia di leopardo" cui è soggetta la sanità: cinque Regioni che trainano e le altre che vanno a rimorchio. Pochissime che hanno i conti in ordine, le altre che annegano in bilanci spesso catastrofici. Zaia oltre a chiedere al ministro di giocare una volta per tutte a carte scoperte, le intima di «smetterla di fare paragoni tra la sanità veneta e quella di altre regioni». Pure Serracchiani aggiunge che «eliminare l’ambito regionale nel sistema sanitario collettivo rischierebbe di produrre una struttura elefantiaca, forse molto più difficile da governare». Sicuramente la dichiarazione del ministro ha l’aria della beffa. Proprio nel giorni scorsi l’Agenas (l’Agenzia per i servizi sanitari regionali) ha pubblicato una "mappa" degli sprechi negli ospedali italiani dove si vede come la parte del leone la facciano altre Regioni. In profondo rosso 29 tra i più blasonati ospedali italiani concentrati in Piemonte, Liguria, Toscana, Marche, Lazio, Calabria, Sardegna e Campania. E non si tratta di bruscolini, ma di milioni di euro. I soli ospedali della capitale ne perdono 707. Bene il Veneto nel quale le Aziende ospedaliere di Padova e Verona presentano un "deficit programmato" che viene coperto prima della fine dell’anno con la spesa accentrata regionale. Mentre la terza azienda, lo Iov, è in utile.



«Il ministro Lorenzin non può paragonare la sanità del Veneto a quella di regioni dove non funziona e si sprecano miliardi - sottolinea Zaia - Ma la smetta anche di fare proclami e traduca se ha coraggio in una legge questi suoi pensieri. Risponderò indicendo un referendum per chiedere ai Veneti se preferiscono essere curati dal Ministero della Salute in Lungotevere Ripa 1, Roma o dalla Regione Veneto». Avere i conti a posto per gli ospedali (e per le regioni di riflesso) da ora in poi non sarà più solo un vanto, ma un obbligo. I direttori generali degli ospedali in rosso avranno, secondo quanto definito dalla legge di stabilità, tre anni di tempo per ripianare il buco, pena la decadenza. All’indignazione di Zaia di aggiunge quella dell’assessore Luca Coletto che parla di "dichiarazione di guerra". «Il ministro – aggiunge Coletto – autosmaschera un disegno centralista che denunciamo da anni, iniziato con il governo Monti, proseguito con Letta e ora spinto al massimo da Renzi. Ora si spiegano molto bene numerose decisioni e non decisioni assunte nel passato, anche recente: i tagli indiscriminati trasversali al Fondo sanitario nazionale, il disconoscimento totale del Patto nazionale per la salute, il rifiuto, perché di rifiuto si tratta, di applicare urgentemente e rigorosamente i costi standard». Duro anche il presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti che definisce la nomina del ministro Lorenzin "un errore fatale". Una "punzecchiata" a Venezia arriva invece dalla Cgil. «La verità – afferma Daniele Giordano, segretario generale Fp Cgil Veneto – è che Zaia critica il centralismo, ma vuole centralizzare in regione con l’Azienda zero e chiudere le Asl per nascondere gli scarsi risultati dell’applicazione del Piano socio sanitario».
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