Camere di Commercio: matrimonio
Venezia-Rovigo con 132mila aziende

Martedì 15 Luglio 2014 di Paolo Francesconi
Camere di Commercio: matrimonio Venezia-Rovigo con 132mila aziende
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VENEZIA - Primo via libera ufficiale alla fusione tra la Camera di Commercio di Venezia e quella di Rovigo: il nuovo ente, con le sue 132.000 aziende, sarà la più grande Camera del Veneto. Dopo il voto favorevole della Giunta camerale lagunare, oggi toccherà alla Giunta polesana. I due presidenti, Giuseppe Fedalto e Lorenzo Belloni sono pronti a stringersi la mano il 30 luglio quando ci sarà il voto congiunto. E poi i passaggi ministeriali. A cose fatte, sarà il momento di studiare il piano industriale.



La discussione tra già avviata da mesi, il decreto Renzi di giugno ha solo accelerato i tempi. Anche perchè a marzo 2015 ci sarebbe stato il rinnovo dei Consigli che da due diventeranno uno. Non sarà questa l’unica fusione tra Camera in Veneto. Secondo recenti indicazioni di Unioncamere nazionale, tutti gli enti con meno di 80.000 aziende iscritte dovranno essere accorpati, quelli che ne contano di più vengono considerate sostenibili. In Veneto sotto quota 80.000 c’è solo Belluno, il cui destino pare seguire la strada "naturale" di fondersi con Treviso, più che con Vicenza, altra opzione possibile. Le altre Camere hanno i numeri per restare in piedi da sole e non rientrare nel piano che dovrebbe ridurre gli enti camerali dagli attuali 105 a 52-53.

Quanto all’operazione Venezia-Rovigo, si aggiunge a quella già avviata tra Confindustria Venezia e Confindustria Rovigo. Curiosamente, oggi, entrambi i Comuni sono commissariati: Venezia per le vicende giudiziarie del sindaco Orsoni, mentre a Rovigo proprio oggi è arrivato il commissario con lo scioglimento del Consiglio e della Giunta di Bruno Piva. Insomma, se la politica guarda (adesso molto meno in verità) alla Pa-Tre-Ve, l’economia si è già mossa, in autonomia, in altra direzione.

Con il dimezzamento del diritto camerale deciso a giungo dal governo Renzi, in vigore da gennaio 2015, le Camere faranno fatica a mantenere servizi e attività. Unioncamere Veneto e la Cgia di Mestre hanno calcolato che il taglio del 50% del diritto porterà ad un risparmio medio per singola azienda di 5,2 euro al mese (63 euro anno) a fronte di 2,5 miliardi di effetto recessivo per l’economia italiana. Nel caos di Venezia, gli oltre 8 milioni di euro l’anno destinati alla promozione crollerebbero a meno di 2 milioni.

Le Camere del Veneto, guidate dal padovano Fernando Zilio, le stanno provando tutte per cambiare la riforma Renzi, ad esempio coinvolgendo i parlamentari veneti. «Le fusioni vanno bene, non siamo contrari, come siamo favorevoli alla riduzione degli organi interni e alla vendita delle troppe partecipazioni: per altro quelle non strategiche sono già state eliminate o comunque il processo è stato avviato. Quello che sta venendo avanti è una follia - sostiene Zilio - A essere tagliati del 50% saranno in realtà i contributi alle aziende: chi infatti li darà al posto nostro? Nessuno. La verità - aggiunge - è che il punto vero è un altro». Quale? «Impossessarsi del registro delle imprese e dei gioielli di famiglia, come Infocamere. Portare al ministero dello Sviluppo l’archivio generale del mondo economico italiano per poi magari privatizzarlo. Dietro c’è un discorso di agenda digitale e il patrimonio italiano fa gola a molti. Ecco, questo per me, è il vero punto. Il "bombardamento" in corso serve a mettere in ginocchio le Camere e a quel punto il gioco è fatto».



Ultimo aggiornamento: 16 Luglio, 07:06