Tangenti Mose, lo scandalo dilaga:
coinvolti Letta, Ghedini e Brunetta

Martedì 10 Giugno 2014 di Maurizio Dianese
Gianni Letta, Nicolò Ghedini e Renato Brunetta
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VENEZIA - Il Consorzio Venezia Nuova si comprava tutti. Dai verbali di interrogatorio di Piergiorgio Baita salta fuori di tutto e di più. Dopo Giulio Tremonti, Nicolò Ghedini, l’avvocato di Silvio Berlusconi. È proprio Ghedini che mette in moto il meccanismo che porterà la società Bmc Broker di William Colombelli ad occuparsi anche del "nero" del Pdl veneto. Ma oltre a Galan e Chisso, Baita chi ha pagato ancora? «Ho dato all’ing. Dal Borgo il rimborso di un versamento che l’ing. Dal Borgo ha fatto a favore del sindaco Tosi... Mi pare che fossero 15 mila euro». Ma si è trattato di un finanziamento regolarmente registrato.

E per Venezia? «So che il candidato su cui aveva puntato il Consorzio era Orsoni. So che Brunetta si era molto risentito, credo che abbiano accontentato anche Brunetta in misura minore». Ma i rivoli locali non hanno nulla a che vedere con la parte "romana". «Il riferimento politico del Consorzio è sempre stato Gianni Letta, che ha fatto una sorta di direttore del traffico, dava a Mazzacurati le indicazioni da chi andare» spiega Baita. Ma soldi? Mai richieste di soldi, a quanto risulta a Baita: «Dal dottor Letta abbiamo avuto altre richieste, ma non di versamenti diretti di soldi».

Schei, schei e ancora schei. Soldi per tutti, a milionate. Il Consorzio Venezia Nuova si comprava tutti. Dai verbali di interrogatorio di Piergiorgio Baita salta fuori di tutto e di più. Il gip Alberto Scaramuzza nell’ordinanza che ha portato in galera 25 persone e ne ha inguaiate altre 10, ha utilizzato il 30 per cento di quello che Baita - e gli altri "pentiti", a cominciare da Claudia Minutillo - ha messo a verbale, ma c’è un 70 per cento - di cui scriviamo oggi - che fa parte delle indagini che i p.m. di Venezia, Stefano Ancillotto, Paola Tonini e Stefano Buccini, stanno ancora svolgendo.

Alcuni passaggi sono assolutamente incredibili. Come quello che riguarda Nicolò Ghedini, l’avvocato di Silvio Berlusconi. Un coinvolgimento, dice Baita, che porterà a far tacere ogni protesta da parte del partito e da parte di Galan.

A verbale Baita mette che con la società Bmc «eravamo venuti in contatto per una questione di sostegno elettorale alla campagne del governatore Galan, dicendoci che, oltre a fare le pubbliche relazioni, loro erano in grado di retrocedere somme in nero, mestiere che facevano normalmente per tutto l’entourage politico del Pdl milanese, allora non so se si chiamasse Forza Italia o quello che era. Tanto è vero che a quel tempo si presentarono accreditati dal segretario regionale del partito, che era l’avvocato Ghedini».

Del resto William Colombelli della Bmc non è uno qualsiasi in Forza Italia, visto che risulta essere la tessera numero 5 - la numero 1 è di Silvio Berlusconi e la seconda porta il nome di Fedele Confalonieri.

E ancora Baita: «Noi dalla politica locale non è che abbiamo avuto questi grandi favori, abbiamo pagato ma... siamo l’unica impresa veneta a non avere vinto un lavoro su Veneto Strade, siamo l’unica impresa veneta a non avere una lira di appalto pubblico. Cioè, è stato un rapporto controverso. Poi naturalmente non è che si possa litigare con chi governa la Regione».

Ma oltre a Galan e Chisso, Baita chi ha pagato ancora?

«Ho dato all’ing. Dal Borgo il rimborso di un versamento che l’ing. Dal Borgo ha fatto a favore del sindaco Tosi... Mi pare che fossero 15 mila euro». Ma si è trattato di un finanziamento regolarmente registrato. E per Venezia? «So che il candidato su cui aveva puntato il Consorzio era Orsoni. So che Brunetta si era molto risentito, credo che abbiano accontentato anche Brunetta in misura minore».

Ma i rivoli locali non hanno nulla a che vedere con la parte "romana". «Il riferimento politico del Consorzio è sempre stato Gianni Letta, che ha fatto una sorta di direttore del traffico, dava a Mazzacurati le indicazioni da chi andare - spiega Baita - Il rapporto con Gianni Letta l’ha sempre curato con grande gelosia Mazzacurati assieme all’ing. Alessandro Mazzi. Con la guardia che montava Mazzacurati nessuno si avvicinava a Gianni Letta. Era l’assicurazione sulla vita».

Ma soldi? Mai richieste di soldi, a quanto risulta a Baita. «Dal dottor Letta abbiamo avuto altre richieste, ma non di versamenti diretti di soldi. La prima, modesta, di dare un subappalto ad una certa impresa di Roma e la seconda di farci carico dell’esborso, mi pare fosse inizialmente un milione e successivamente 500 mila euro, che era la somma che la Corte dei conti aveva chiesto all’ex ministro Pietro Lunardi. Credo che Lunardi avesse avuto una condanna per aver rimosso il presidente dell’Anas D’Angiolino. Noi abbiamo dato a Lunardi 500 mila euro non chiedendogli il ribasso sulla tariffa di una progettazione che gli abbiamo dato e che riguarda la prosecuzione dell’A27, Pian di Vedoia-Caralte di Cadore».

Ultimo aggiornamento: 11 Giugno, 07:41