La sanità riparte dall’Azienda zero:
super-holding per calmierare i costi

Sabato 31 Gennaio 2015 di Daniela Boresi
La sanità riparte dall’Azienda zero: super-holding per calmierare i costi
Si chiamerà “Azienda zero”, sarà una centrale acquisti, farà sintesi di bilancio, gestione del personale, supererà le Asl e diventerà la “via veneta” alla riorganizzazione della Sanità, con la benedizione del Mef e del Ministero della Salute che hanno dato l’ok alla fattibilità. Una rivoluzione che la gestione Zaia sta studiando da tempo per superare quello che per la sanità sta diventando un vero e proprio killer: la sostenibilità.



Gli ultimi tagli, che per il Veneto dovrebbero pesare per 250 milioni di euro, metteranno in ginocchio ancor di più un sistema che da un lato cresce nelle richieste dei cittadini e nell’offerta della sempre crescente tecnologia e dall’altra perde linfa per alimentarsi.



Gli “Stati generali della sanità” si sono chiusi ieri all’ospedale all’Angelo di Mestre con il botto finale: lo ha messo sul tavolo Mauro Borin, direttore della Programmazione risorse finanziarie del Sistema sanitario regionale. L’“Agenzia zero” o la Holding della sanità, come viene chiamata, rivoluziona le carte. Fattori produttivi e controllo di gestione saranno così accentrati e le singole Asl, con un bacino previsto di 400-500mila abitanti, diventano aziende di organizzazione di servizi. Le cifre della riorganizzazione delle singole aziende sono per ora puramente ipotetiche, ma dalle 21 attuali potrebbero restarne 10-12, fatte salve le due Aziende ospedaliere e l’Ircss. Conseguenza: stop ai 21 bilanci diversi che finiscono poi in un consolidato, ma subito un bilancio unico; acquisti per tutti e servizi unici. Borin è stato chiaro: «Oggi ogni Asl ha uffici legali, acquisti, gestione del personale. Spese che si moltiplicano e che rischiano di essere diverse da Asl ad Asl. L’Azienda zero renderà omogeneo tutto questo».



Resta naturalmente il nodo dei tempi. E non è questione banale, se si tiene conto che ci sono voluti 15 anni, e decine di riletture, per avere un Piano socio-sanitario condiviso e che la nascita di questa nuova realtà non potrà prescindere da un dibattito politico. Il progetto, che lo stesso direttore generale della Sanità veneta Domenico Mantoan ha detto avere alle spalle un percorso lungo di studi e condivisioni (ad esempio con i Ministeri competenti per valutarne la fattibilità), avrà non pochi scogli da superare. Ma qualcosa il Veneto (come altre regioni) si deve inventare con urgenza. L’allarme che ha lanciato ieri Luca Pani, direttore generale dell’Aifa (Agenzia del farmaco) è pesantissimo: il mercato sta offrendo nuovi farmaci mirati per patologie molto pesanti, come l’epatite C, ma anche antitumorali, o per la fibrosi cistica con costi esorbitanti: si parla per quest’ultima patologia ad esempio di cure per 230mila euro a paziente. Medicinali che un sistema sanitario che da 5 anni non aumenta il budget non potrà permettersi. Non è un problema solo delle regioni meno virtuose: come ha sottolineato Mantoan anche il Veneto potrà non avere le risorse necessarie. E’ quella che i tecnici chiamano “sostenibilità” di un sistema sanitario che per uscire dal pantano dei bilanci stretti si deve inventare una strada diversa.



Il Veneto, e su questo il presidente Zaia è stato sempre categorico, non pensa di introdurre nuove tasse, quindi la strada deve essere altra. E il taglio delle Asl non è un tabù. L’”Agenzia zero” è la nuova carta che viene buttata sul tavolo: Asl snelle, con un bacino d’utenza contenuto (l’economista Sabina Nuti dell Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa ha messo in guardia dall’ingovernabilità di Asl troppo estese), ma soprattutto con il compito di gestire l’offerta sanitaria. Lasciando alla politica le scelte e il resto all’”Agenzia zero”. “Fantasanità”? Il progetto è nero su bianco, ha destato sia interesse sia stupore. Alla politica l’ardua sentenza.
Ultimo aggiornamento: 1 Febbraio, 08:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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