Sanità, è scontro tra Zaia e Lorenzin
«Non saremo più galantuomini»

Mercoledì 29 Luglio 2015 di Giorgio Gasco
Luca Zaia e Beatrice Lorenzin
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Veneto-Roma. I rapporti periferia-centro ormai da decenni non sono idilliaci. Da quando la Regione è a guida centrodestra, la Capitale è il "nemico" giurato. Prima l’obiettivo era lo Stato, poi la "mira" si è spostata sul governo nazionale, ora, il riconfermato governatore regionale, Luca Zaia, ha deciso di ingaggiare un "corpo a corpo". Ad ogni giudizio che fuoriesce da un ministero e risale la penisola per arrivare a Venezia, puntuale viaggia in senso inverso la replica a questo o quel ministro.

Due i recenti esempi. Protagoniste due "lady" del governo a guida Matteo Renzi. «La reazione degli abitanti di Quinto di Treviso - si parla di immigrazione, ndr. - è il risultato di una paura alimentata ad hoc e fomentata per creare consenso elettorale da parte di quei partiti che su questo ci fanno una questione identitaria», firmato Laura Boldrini, presidente della Camera.

«Le misure sulla sanità sono state decise insieme alla Conferenza delle Regioni. E lì, negli ultimi anni, il Veneto ha avuto la presidenza della commissione Salute, la Lombardia della commissione Bilancio. Sono queste due Regioni che di fatto hanno deciso la linea, compreso il taglio da 2,3 miliardi su cui sono stata sempre contraria e di cui si discute adesso. Un accordo chiuso da tempo, con il sì di tutti, anche se ora tutti si stracciano le vesti», firmato Beatrice Lorenzin, ministra alla Sanità.

Parole che non vanno giù a Zaia, che affronta il "corpo a corpo" con la ministra, ripetendo quello che ha già chiarito in questi mesi. Un punto fermo: «Sulla sanità e su come gestirla con il bilancio in attivo, come ha il Veneto, non accetto lezioni da un ministro che rispetto come persona, ma che verrà ricordata come il ministro dei tagli al settore». E se il governatore leghista fosse stato al posto della "lady" «mi sarei dimesso». Quindi, l’affondo contro il ragionamento della Lorenzin. Certo, concede il governatore «errare è umano», ma «perseverare è diabolico». A cosa si riferisce? Zaia non si risparmia: «Quanto ai comportamenti sul piano istituzionale prendo atto che le scelte da galantuomini fatte dal Veneto in ripetute occasioni vengono continuamente manipolate e strumentalizzate per descrivere situazioni che non corrispondono alla verità». Quindi, a Roma sappiano che «smetteremo di comportarci da galantuomini».

Per motivare l’essere galatuomini, il presidente Veneto ripercorre le tappe che hanno portato al taglio nella Sanità. In ripetute dichiarazioni di esponenti del governo, il Veneto risultata favorevole alla riduzione del riparto sanitario, via libera che sarebbe stato dato nella Conferenza dei Presidenti e poi in quella Stato-Regioni. Una convinzione ribadita ieri dalla Lorenzin. Invece, la "verità" di Zaia è diversa: «L’intesa è stata approvata dagli altri governatori, ma non dal Veneto». Tanto che, racconta il leghista, l’assessore Coletto non ha partecipato alla riunione con lo Stato, «ma non come racconta la ministra perché eravamo d’accordo». Piuttosto «il contrario: quanto dovevamo dire, l’avevamo già detto nella riunione dei presidenti di Giunta. E poi, quanto chiedeva di fare il governo, noi l’avevamo già attuato da tempo e senza tagliare e non avevamo interesse di impedire che anche altri facessero altrettanto». Quindi, il "no" c’era e c’è. E invece la ministra ha ringraziato la Regione Veneto per non avere partecipato alla riunione definitiva, il che «ci ha permesso - ha aggiunto la responsabile della Sanità - di chiudere l’intesa». Per questo «ringrazio Zaia».

Il governatore chiude i ponti levatoi: «Ad essere galantuomini... non lo saremo più».
Ultimo aggiornamento: 30 Luglio, 07:55

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