Esami inutili, Confindustria
appoggia la battaglia di Zaia

Martedì 29 Settembre 2015 di Alda Vanzan
Esami inutili, Confindustria appoggia la battaglia di Zaia
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Il risparmio di oggi sarà un costo maggiore domani. Ne sono convinti gli industriali veneti che operano nel settore sanitario e che sono decisi a fare "quadrato" con la Regione di Luca Zaia nel sostenere le criticità del cosiddetto "decreto appropriatezza" del ministro Beatrice Lorenzin, quello che prevede di tagliare oltre 200 esami diagnostici considerati inutili.

Marco dal Brun, presidente di Confindustria Veneto Sanità - oltre 40 aziende tra cliniche e produttori di biomedicali - non ha dubbi: «Se si abbassa il livello complessivo e la qualità della prevenzione, è chiaro che si corre un grave rischio: il ritardo diagnostico. La persona arriverà cioè al rilevamento della malattia quando il tipo di approccio sarà più costoso. In pratica, il decreto sull’appropriatezza può fare risparmiare oggi, ma domani farà pagare di più».

L’allarme degli industriali del settore - dice dal Brun - è identico a quello del governatore della Regione: «Abbiamo apprezzato una volta di più la posizione di Luca Zaia sul taglio delle 208 prestazioni. La posizione del governatore è stata coraggiosa e illuminata perché a livello ministeriale non si è andati oltre al medio termine, non ci si è chiesti, cioè, quanto costerà questo taglio di prestazioni nel lungo periodo».

Marco dal Brun fa una premessa: «Noi consideriamo la filiera della salute un distretto economico. E non servono tanti dati per dimostrarlo: l’80% del bilancio della Regione Veneto riguarda la sanità, a livello nazionale l’intero settore rappresenta l’11% del Pil». Tutto ciò per dire che manovre poco accorte, oltre che sui pazienti, possono comportare effetti pesanti anche dal punto di vista produttivo e quindi occupazionale.

Due le questioni che Confindustria Veneto Sanità pone al ministero. 1) «Perché il decreto "appropriatezza" non prende in considerazione i ricoveri? Perché ci si vuole impuntare sulla diagnostica, con i rischi di cui abbiamo già parlato, e non ci si preoccupa dei ricoveri impropri che hanno costi rilevanti?». 2) «Siamo sicuri che il criterio da considerare sia la quantità degli esami e non la qualità degli stessi? A nostro avviso gli esami più inutili sono quelli a ripetere proprio perché fatti male».

Critica e analisi. Ma le proposte? «Ecco qua la nostra "ricetta", che è anche un segnale di sostegno all’azione che sta portando avanti la Regione Veneto», dice dal Brun. Che elenca: «Le imprese sanitarie non seguono logiche diverse da quelle degli altri settori. Ecco allora che, a fronte di una ipotesi di stabilità - e mi riferisco a contratti di durata quinquennale - noi siamo pronti a garantire maggiore attività a parità di risorse oppure la stessa attività con minori risorse». Altro tema, la tecnologia: «Noi crediamo che la differenza, per la Regione, la debba fare la classificazione tecnologica degli erogatori accreditati: dare risorse con prevalenza, o esclusivamente, a quei centri che hanno dotazioni tecnologiche proporzionali agli standard internazionali. Noi proponiamo che cada la scelta tariffaria: oggi il Veneto ha un nomenclatore tariffario molto aggiornato e completo, ma a nostro avviso si potrebbero differenziare le tariffe per macro-categorie in base alle specificità tecnologiche». Terzo aspetto, quello sociale: «L’attività diagnostica ai paziente oncologici deve essere extra budget».
Ultimo aggiornamento: 30 Settembre, 07:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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