Romea, ecco le trappole dei 130 km
più pericolosi di tutta la Penisola

Martedì 21 Ottobre 2014 di Giuseppe Pietrobelli
Lucia Tasso con mamma Elena
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CODEVIGO (PADOVA) - La Strada Statale 309 Romea non ha conservato più nulla dell’antica identità medioevale, quando veniva percorsa dai pellegrini che andavano verso Roma. Oggi è una strada spietata, senza memoria, oltre che una delle più incidentate d’Italia. Anche se una mano pietosa ha deposto un gladiolo bianco sul guardrail, nel punto dove domenica è morta Lucia, una bimba di tre anni, al chilometro 97,700 è bastata una spolverata di sabbia per coprire l’olio sull’asfalto. Poi il traffico ha ripreso a scorrere con una litania ininterrotta di camion e auto fin dal mattino.



Un’altra croce si è aggiunta alle tante che in questi anni hanno disseminato l’arteria che da Venezia porta a Ravenna, attraversando Veneto ed Emilia Romagna, più volte ai vertici delle classifiche per tassi di mortalità e indici di gravità degli incidenti. L’ultimo sinistro non è che una tragica conferma. Ma perchè la Romea è così pericolosa? Basta leggere le cronache, parlare con gli amministratori dei Comuni attraversati, scorrere le statistiche dell’Aci e le relazioni dei vigili urbani, per comprendere che la maledizione è il risultato di un mix di fattori. Almeno otto punti-neri. Con una concentrazione letale nel tratto che va da Mira a Chioggia, in particolare a Conche e Codevigo.



Traffico ininterrotto. Non c’è soluzione di continuità, a tutte le ore, verso sud e verso nord. La Romea è una fila continua di mezzi in movimento e non è un caso che da almeno vent’anni si discuta se e come realizzare la Romea Commerciale (poi ribattezzata Orte-Ravenna-Mestre), autostrada o superstrada che dovrebbe dirottare il traffico pesante lontano dai paesi. I comitati continuano a protestare, l’opera è solo in fase di progettazione, mentre il traffico non trova di meglio che incanalarsi lungo quest’unica direttrice litoranea.



Rettilinei ad alta velocità. Una pista da Formula Uno almeno qualche curva ce l’ha. La Romea no. Prendete il tratto che va dal chilometro 120, poco prima di Gambarare, fino a Codevigo, dove è morta Lucia. È un rettifilo di una ventina di chilometri, con camion e auto che si sfiorano pericolosamente. Si potrebbe viaggiare a 150 all’ora. La tentazione del sorpasso è fortissima, non sempre la segnaletica orizzontale chiara. Uno dei rischi della Romea è costituito dagli scontri frontali. Da Mestre a Codevigo gli autovelox segnalati sono tre. «Ci vuole il limite dei 70 all’ora» dice Annunzio Bellan, sindaco del Comune padovano.



Guardrail continuo. Il canale che costeggia la Romea a sud di Mira ha costretto l’Anas a installare un guardrail piuttosto alto, per impedire che un’uscita di strada si tramuti in un tuffo mortale nell’acqua. La strada è abbastanza stretta. Non ha corsie nè piazzole di sosta. Non consente inversioni. Se accade un incidente non ci sono vie di fuga, si rimbalza sulla carreggiata, come birilli impazziti.



Innesti killer. «I problemi in Comune di Mira? Soprattutto le strade che si innestano sulla Romea: via Giare, Pansac, via Bastiette, zona commerciale a Gambarare...». Per Mauro Rizzi, comandante dei vigili urbani di Mira-Oriago, la Romea è un incubo. Ogni strada minore è un pericolo, anche perchè solo in qualche caso ci sono bretelline di scorrimento. Di rotonde neanche parlarne. Un unico semaforo si trova poco prima della rotonda della Pansac, alle porte di Mestre.



Autobus come paracarri. Non c’è una piazzola per autobus, almeno nella parte veneziana della Romea. Lungo il ciglio molte pensiline per i passeggeri, ma il mezzo pubblico si deve fermare in mezzo alla carreggiata. E così fa da tappo al traffico, proprio agli incroci con le strade d’accesso più frequentate. E toglie visibilità agli automobilisti. Guardare per credere lo stato dei crocevia a Mira, Camponogara, Rosara. Sull’asfalto, l’area di fermata dei bus non è neppure segnata.



Pedoni senza zebre. Non c’è un punto nella Romea dove un pedone possa attraversare sulle strisce. Ne sa qualcosa l’anziana che il 17 ottobre vi si è avventurata dopo aver visto sull’altro lato della strada un nipote appena sceso dal bus. È stata travolta da un camion.



Una sola carreggiata. La Stradale di Padova, competente su uno dei tratti più incidentati, non si fa molte illusioni. Per evitare frontali e salti di corsia ci vorrebbe unguardrail nel mezzo. Ma la carreggiata è troppo stretta, non lo consente. Impossibile allargarla, anche perchè attraversa aree di pregio naturalistico, ai limiti della Laguna di Venezia.



Uomo ad alta densità. Da Mira a Chioggia lungo la Romea le case sono poche. Ma più a sud comincia una sequela di paesini, fino al Polesine. Nel primo tratto sono soprattutto la zona industriale e commerciale di Mira a creare innesti di auto e camion. Nel secondo la velocità si riduce perchè la Romea attraversa i centri abitati, ma proprio per questo i pericoli aumentano.



Quante croci. La cronaca degli ultimi due mesi è di disarmante e spesso tragica esemplificazione. Il 17 ottobre pedone travolto a Conche. Il 9 ottobre frontale con tre feriti a Lova. Il 4 ottobre auto fuori strada a Brondolo. Il 3 ottobre donna in bici falciata da un camion a Malcontenta. Il 27 settembre un’auto tampona un mezzo dei rifiuti. Il 20 settembre auto fuori strada a Rosara. In agosto scontro fra Tir, 15 chilometri di code e Chioggia isolata. Pochi giorni prima un frontale quando un’auto sorpassa un mezzo della nettezza urbana che occupa la carreggiata. Nel 2012 (dato più aggiornato) gli incidenti sono stati 95 in Veneto e 51 nel tratto emiliano, i "mortali" 9 con 11 decessi, i feriti 257. Gli incidenti per chilometro: 1.34 in Veneto, 0.91 in Emilia. Il tasso di mortalità 63.16 e 98.04. L’indice di gravità 33.33 in Veneto e 56.82 in Emilia. Questa è la Romea killer.
Ultimo aggiornamento: 08:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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