Regione, frattura in maggioranza
Ncd medita di dare l'addio a Zaia

Venerdì 6 Febbraio 2015 di Alda Vanzan
Regione, frattura in maggioranza Ncd medita di dare l'addio a Zaia
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All’inizio aspettavano il verbo. Speravano che di fronte alle tante bordate dei Salvini e dei Tosi, il "loro" presidente li difendesse. In pubblico, possibilmente. Ma sarebbe andato bene anche in privato. Adesso che non hanno avuto né questo né quello, i centristi veneti che non sopportano di essere chiamati alfaniani stanno valutando di dire - loro - addio al presidente: caro Luca Zaia, il prossimo maggio corriamo da soli, perderemo e forse anche tu.

A Palazzo Ferro Fini i delusi del governatore raccontano di aver supplicato un incontro non tanto e non solo per avere rassicurazioni sulla tenuta dell’alleanza dopo le bordate del segretario nazionale del Carroccio Matteo Salvini, ma anche per capire come concludere la legislatura. Dicono: abbiamo chiesto un incontro di maggioranza, Zaia non ci ha risposto. Allora hanno abbassato le pretese: un caffè solo con i capigruppo. Zero. Il combinato disposto delle bordate nazionali Salvini/Alfano e dei silenzi veneziani del governatore ha così prodotto l’impallinamento in due commissioni consiliari su sei del bilancio di previsione per il 2015. Non solo: ieri la Prima commissione, presieduta da Costantino Toniolo, Ncd, ha rinviato di una settimana l’esame della manovra finanziaria. Di più: la seduta del consiglio regionale è stata convocata dal 18 al 20 febbraio solo per affrontare i conti della Regione, non le nomine come vorrebbe Zaia: i nuovi amministratori di Cav, la società che gestisce il Passante di Mestre, così come di Nanotech (che nel frattempo rischia di portare i libri in tribunale) arriveranno nella seduta successiva. Che non si sa neanche se ci sarà.

Le nereggianti colombe della maggioranza di centrodestra sono convinte che tutto si ricomporrà e che alle prossime elezioni nella coalizione mancherà eventualmente solo il Ncd. Il fatto che gli alfaniani ieri pomeriggio a Milano abbiano deciso di non abbandonare la giunta regionale di Bobo Maroni viene letto come un segnale distensivo. Per non dire delle parole di Salvini: «Se ci sono problemi con Ncd? in Regione Lombardia no - ha detto ieri - chi rispetta i patti è benvenuto». Anche in Veneto quelli di Ncd fanno notare di rispettare i patti, ma gradirebbero sentirselo dire dal governatore. Che, al solito, sulle vicende del consiglio tace.

Solo che stavolta i centristi si stanno seccando. Al punto da valutare seriamente quel che era stato ipotizzato a Roma prima della partita quirinalizia: rompere con la Lega, presentarsi da soli, Ncd e magari Forza Italia, sacrificare il Veneto e Zaia, ma almeno cominciare a costruire sul serio "la casa dei moderati". Dicono: le truppe potrebbero finalmente "rimotivarsi". Era perfino stato suggerito un possibile candidato governatore: Renato Brunetta. «Brunetta va benissimo, lo stesso dicasi di Elisabetta Gardini - dice il capogruppo degli azzurri al Ferro Fini, Leonardo Padrin - ma prima dei nomi bisogna decidere se andare davvero da soli. Io ne sarei contento. Non vedo perché dobbiamo farci sopportare dalla Lega». Padrin è schietto: «La mia posizione è molto severa nei confronti di Zaia. E non escludo iniziative legislative all’ultimo momento». Clodovaldo Ruffao, presidente del consiglio regionale, è forse uno di quelli che nel Ncd sta davvero accarezzando l’idea di correre da soli. E di perdere, chiaro. «Se questa è la situazione, non ho alcuna remora ad andare via dalla coalizione, tanto più se l’obiettivo è di rifondare un partito di centro, la casa dei moderati. Se poi ci fosse anche Forza Italia, ne sarei ben felice». Passaggi dei centristi nel Pd sono esclusi. Tra l’altro non converrebbero a nessuno, ammesso poi che un elettore del Ncd possa votare una coalizione in cui c’è anche Rifondazione. I maligni osservano: se Ncd sta fuori e Zaia perde, poi magari Alessandra Moretti se lo ricorderà, no?
Ultimo aggiornamento: 10:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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