Manca la firma, lui è morto: la Corte
"boccia" la nota spese di Bortolussi

Venerdì 28 Agosto 2015 di Alda Vanzan
Manca la firma, lui è morto: la Corte "boccia" la nota spese di Bortolussi
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VENEZIA - Il colmo l’hanno raggiunto con il compianto Giuseppe Bortolussi che, in quanto defunto, non ha potuto firmare il rendiconto 2015 del gruppo che presiedeva in consiglio regionale del Veneto. Alla Corte dei conti le carte del gruppo "Bortolussi Presidente", preparate dagli uffici, sono arrivate così come è arrivata una nota del segretario in cui si spiegava che Bortolussi è mancato il 4 luglio, un mese prima dell’invio dei rendiconti, allegando il certificato di morte. Ma ai magistrati contabili queste spiegazioni non sono bastate: il rendiconto - hanno scritto - deve avere una firma, altrimenti non è "riconducibile a nessuno" e serve qualcuno con cui "instaurare il contraddittorio previsto dalla legge".



Ergo, siccome quello di Bortolussi era un monogruppo e non c’erano vice o altri consiglieri, secondo la Corte dei conti le carte potrebbe firmarle il presidente del consiglio o un suo delegato. Dopodiché non è chiaro come il presidente (tra l’altro: l’attuale? l’ex?) o un suo delegato possa interloquire su spese sostenute da altri, ma i magistrati contabili sono stati inflessibili: "È necessaria la sottoscrizione del rendiconto".

Giusto per la cronaca, le spese del Gruppo Bortolussi di cui si chiedono chiarimenti sono le fatture pagate agli avvocati per cause e ricorsi contro i precedenti pronunciamenti della Corte dei conti.



Che è esattamente lo stesso rilievo mosso a quasi tutti gli altri gruppi. Le delibere della Sezione di controllo della Corte dei conti, trasmesse ieri a Palazzo Ferro Fini, confermano l’orientamento degli anni passati: secondo i magistrati contabili i gruppi consiliari non possono usare i soldi pubblici per difendersi di fronte agli stessi giudici. Solo ai gruppi di nuova costituzione - quelli sorti come i funghi sul finire della legislatura per evitare di raccogliere le firme e presentarsi alle elezioni del 31 maggio - i rendiconti sono stati trovati in regola.



E in regola sono risultate anche le spese di Pietrangelo Pettenò della Sinistra che, peraltro, già dal 2014 aveva rinunciato ad affidarsi agli avvocati: «Se mi contestano una cifra, è inutile spendere il doppio in carte bollate, restituisco quella e basta».

Devono, invece, dare chiarimenti entro trenta giorni delle spese sostenute nel 2015 (per la precisione dal 1° gennaio al 15 giugno, perché poi è iniziata la nuova legislatura) i seguenti gruppi: l’Unione Nordest di Rolando Bortoluzzi (4.796,84 euro di spese legali), l’Udc di Stefano Peraro (7.803,12 euro di spese legali e 100 euro al Blue Dream Hotel di cui si chiede di "produrre documentazione comprovante l’effettivo svolgimento dell’incontro svoltosi il 30 marzo 2015 alle ore 21"), la Lega di Federico Caner (21.427,95 euro di spese legali), l’Italia dei valori di Antonino Pipitone (2.727,90 euro di spese legali). Al Pdl-Forza Italia per il Veneto di Piergiorgio Cortelazzo oltre alle spese legali (13.322,39 euro) sono state chieste ulteriori spiegazioni in merito a una fattura di 9.760 euro pagata ad Swg l’anno prima ed è stato chiesto di documentare "l’avvenuta restituzione" di 9 apparecchi tra telefonini e smartphone e due registratori digitali.



Ultimo aggiornamento: 11:12

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