Referendum per l'indipendenza:
il voto in Regione slitta di un giorno

Mercoledì 11 Giugno 2014
Il consiglio regionale del Veneto
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VENEZIA - Slitta a giovedì il voto del Consiglio regionale del Veneto sulla proposta di indire un referendum consultivo sull'indipendenza del Veneto. I lavori riprenderanno alle 10.30. Il progetto di legge, presentato da Stefano Valdegamberi e sottoscritto dall'intero gruppo leghista, propone di dare il via libera a una consultazione popolare per sapere se i veneti vogliono diventare una «repubblica indipendente e sovrana».



È arrivato in discussione a metà pomeriggio, subito dopo che l'assemblea legislativa aveva approvato - a maggioranza - la legge che autorizza la Regione a negoziare con lo Stato contenuti e modalità di un referendum consultivo su maggiori condizioni di autonomia.



Le ragioni del ricorso al referendum «indipendentista» sono state difese da Stefano Valdegamberi, primo proponente del progetto di legge 342: «Vi chiedo di non negare la possibilità di esprimersi ai veneti. Il referendum è esercizio sommo di democrazia», ha argomentato.



«Non stiamo andando contro la Costituzione - ha ribadito Mariangelo Foggiato di Unione Nordest - perché chiediamo che si riconosca un diritto primario delle persone e dei popoli, che è anteriore alla Costituzione e appartiene al diritto internazionale. Il referendum non è un fine è solo uno strumento, ma è l'unica possibilità che abbiamo per consentire ai veneti di esprimersi».



Di segno opposto la posizione dell'assessore Massimo Giorgetti (Fi Veneto) contrario al referendum indipendentista. Giorgetti ha ricordato che il mandato dato dagli elettori investe i consiglieri regionali della responsabilità di decidere e di non delegare le scelte alla consultazione popolare: «È irresponsabile indicare una opzione senza sapere esattamente quali saranno le conseguenze. Abbiano già approvato una legge che, autorizzando un negoziato con lo Stato per maggiori condizioni di autonomia all'interno di un percorso istituzionale, toglie giustificazioni o alibi a tutte le forze politiche regionali e anche alla burocrazia dello Stato
».



Sandro Sandri (gruppo misto) ha cercato di sfatare il clima di "terrorismo psicologico" creato dalla presunta incostituzionalità del ricorso al referendum, sostenendo che il referendum proposto è semplicemente una consultazione "consultiva" per dare un messaggio forte e chiaro, in un senso o nell'altro, allo Stato.



Favorevole al referendum si è detto anche Gustavo Franchetto (Futuro popolare) perché obbligato «in coscienza» a dare ascolto al pronunciamento popolare, purché i cittadini siano correttamente informati.



Diego Bottacin (anch'egli del gruppo misto), che pur aveva votato a favore della precedente legge che dà avvio alla trattativa tra Veneto e Stato per rivendicare l'autonomia differenziata, si è dichiarato scettico sui risultati del negoziato: «Il titolo quinto è un'arma spuntata per ottenere maggiori competenze e risorse, va quindi fatto il referendum sull'indipendenza, anche se dovremo forzare la Costituzione. Sperando che non sia cavalcato strumentalmente in chiave elettorale».



Giovanni Furlanetto, altro componente del gruppo misto, ha sollecitato l'aula ad essere coerente con il voto assunto nell'ottobre 2012, quando il Consiglio impegnò i presidenti di Giunta e Consiglio di percorrere tutte le vie possibili del diritto internazionale per consentire ai veneti di autodeterminarsi. «Il mio sogno nel cuore, e credo comune alla stragrande maggioranza dei veneti, è l'indipendenza della nostra terra».



Sergio Reolon, a nome dei consiglieri del Partito Democratico, ha accusato di «irresponsabilità» i colleghi per voler autorizzare un duplice ricorso alla consultazione popolare, prima per chiedere se i veneti vogliono contrattare con il governo l'autonomia differenziata e poi per chiedere se vogliono l'indipendenza: «Così faremo due referendum senza conseguenze reali, solo un'operazione strumentale in chiave elettorale, che non avrà però alcun risultato per i veneti. La maggioranza sta dimostrando ancora una volta di buttar via questa legislatura».



Un no netto e convinto al progetto indipendentista è arrivato anche da Stefano Peraro (Udc), che ha evidenziato la contraddizione tra il centenario della Grande Guerra che i veneti si apprestano a celebrare e la concomitante rivendicazione di uscire dall'Italia. Contrario al referendum anche Gennaro Marotta (Italia dei Valori) che ha giudicato strumentale la proposta referendaria:
«Il popolo si è già espresso con le elezioni regionali, non serve un referendum che per giunta viola le leggi dello Stato e di questa regione».



Prima di avviare il dibattito Piergiorgio Cortelazzo, vicecapogruppo di Forza Italia per il Veneto, aveva dichiarato di non partecipare alla discussione e al voto del provvedimento, ritenendolo contrario alla Costituzione.
Ultimo aggiornamento: 21:18