Province a secco sul piede di guerra
«Servizi solo per altri due mesi»

Lunedì 22 Dicembre 2014 di Mauro Favaro
Province a secco sul piede di guerra «Servizi solo per altri due mesi»
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TREVISO - Servizi garantiti solo per altri due mesi e 1.356 dipendenti a un passo dalla mobilità che ancora non sanno se e dove dovranno andare a lavorare dopo Capodanno. A otto giorni dal decollo della riforma e dalla ridistribuzione degli uffici delle Province, gli enti del Veneto sono nel caos più assoluto. Il governo ha confermato i tagli inseriti nella legge di stabilità: 141 milioni solo per le Province venete. Sforbiciata che oltre a svuotare le casse lascia anche un buco complessivo di 65 milioni.



«Un dissesto economico indotto», sentenzia Leonardo Muraro, presidente dell'Upi regionale. «Il risultato è che non ci sono i soldi né per continuare le attività, a partire da scuole, viabilità e sociale, né per pagare gli stipendi dei lavoratori che il governo considera di troppo. Buio totale. Tanto che i presidenti-sindaci appena eletti, riuniti ieri a Treviso, hanno annunciato che senza modifiche si dimetteranno in blocco. «Non siamo contrari al riordino - attacca Achille Variati, sindaco di Vicenza del Pd e presidente della stessa Provincia - ma il governo ha fatto le cose con i piedi. Non si capisce chi deve fare cosa. Senza correzioni non si riuscirà più a erogare servizi». «Cercheremo di garantire le attività fino a febbraio. Poi ci dovrà essere un riscontro - aggiunge Enoch Soranzo, presidente della provincia di Padova - senza modifiche ai tagli, non ci sarebbe alcuna alternativa alle dimissioni». I servizi sono legati a doppio filo al futuro dei lavoratori. Ieri la sede dell'ente di Treviso si è trasformata nell'epicentro della protesta regionale: cortei, striscioni, bandiere dei sindacati ai cancelli e foyer occupato da delegazioni di dipendenti da ogni angolo del Veneto. Il tutto mentre i presidenti erano riuniti in un incontro fiume, assieme ai sindacati, che ha bocciato le mosse del governo. «Entro fine settimana - annuncia Muraro, presidente della Provincia di Treviso - invieremo alla giunta Zaia una proposta per la ridistribuzione delle competenze da definire prima della fine dell'anno». È il passo che rivoluzionerà le Province: il primo gennaio la riforma lascerà agli enti solo 6 deleghe statali (edilizia scolastica, viabilità, trasporti, ambiente, pianificazione di area vasta e discriminazione sui luoghi di lavoro) e farà scattare la ridistribuzione degli uffici e del 50% dei dipendenti di ogni ente (30% per Venezia e Belluno) a Comuni e Regione. Il conto complessivo è di 1.356 lavoratori: 126 per Belluno, 219 per Padova, 147 per Rovigo, 283 per Treviso, 158 per Venezia, 236 per Verona e 187 per Vicenza. Dove andranno? Nessuno lo sa. Il governo ha previsto una mobilità interna di due anni prima del taglio dello stipendio (aprile 2017) e dell'eventuale licenziamento (aprile 2019). Ma se la spesa per il personale sarà dimezzata già per il 2015, è la domanda che si fanno in molti, come si pagheranno i dipendenti? Pare ancora un mistero. «Si va passo per passo - spiega Muraro - il 24 dicembre il governo ci dirà se ci saranno i fondi per i centri per l'impiego. Poi vedremo il resto. I tagli, però, colpiranno anche le società che lavorano con le Province: penso ad Arpav e Veneto Strade». Oggi i sindacati avranno un incontro in Regione. Intanto restano sulle barricate. «Ci sono mille famiglie che rischiano il posto di lavoro - denuncia Emanuele Scarparo (Uil-Fpl) - la riforma doveva ridurre i politici, non i lavoratori». «Chiediamo che la legge di stabilità venga cambiata - chiude Daniele Giordano (Fp-Cgil) - se non ci sono altri enti che li prendono, i lavoratori qui rischiano di andare casa. Siamo pronti a occupare tutte le Province del Veneto a oltranza».
Ultimo aggiornamento: 23 Dicembre, 07:05
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