Padova e Venezia, genitori dal giudice:
«Cacciate di casa i figli bamboccioni»

Venerdì 30 Aprile 2010 di Paola Vescovi
(foto di archivio)
PADOVA (30 aprile) - Gli esperti li chiamano "figli albergati", qualcun altro "bamboccioni". Hanno oltre trent'anni, un lavoro precario e nessuna intenzione (o possibilit) di schiodarsi da casa. E i genitori che fanno? Stremati da una convivenza forzata, ai limiti della tolleranza, si rivolgono al tribunale per chiedere l'allontanamento dei figli dalle mura domestiche. Sono già tre le coppie di coniugi finite dai legali dell'Adico (Associazione di difesa dei consumatori) di Mestre per chiedere di essere "liberati" da figli alle prese con lavori precari che non lasciano l'ovile sfruttando gli agi di una casa-albergo.



Il primo caso - relativo ad una famiglia di un comune di Venezia confinante con la provincia di Padova - è andato a sentenza nel Tribunale della città del Santo che ha dato ragione ai genitori. La figlia trentottenne con un lavoro part time, viveva in famiglia ma il ménage (secondo i genitori) "era diventato insostenibile, conflittuale, esasperante". La sentenza ha accordato la richiesta di allontanamento da casa avanzata dai genitori e la donna ha dovuto fare fagotto. «È il tipico caso di una famiglia veneta con i genitori settantenni, pensionati, alle prese con un figlio che vive ancora con loro - spiega il legale Andrea Campi -. La donna di 38 anni giustificava la permanenza in casa con il magro guadagno. Ma la madre, specialmente, non voleva saperne di questa convivenza forzata dovuta all'incapacità della figlia di rendersi autonoma. Il giudice ha dato ragione ai coniugi». Ha seguito l’articolo 342 del codice civile che parla di fatti che pregiudichino "gravemente libertà o integrità fisico-morale di uno dei membri».





Ha fatto bene il giudice a cacciare la 38enne? Rispondi al sondaggio di Gazzettino.it





Le altre due vicende mestrine, sempre seguite dall’Adico, sono all'inizio del procedimento giudiziario. I figli, maschi, hanno 32 e 35 anni, precari e con la loro condizione di scarsa autonomia finiscono per pesare in maniera negativa su mamma e papà. Che non ne vogliono più sapere. A sentire gli esperti questo fenomeno è tipico del nostro paese. «Le ricerche dimostrano che il permanere ad oltranza nella casa dei genitori non è da collegare ad una situazione di disoccupazione ma ad un consapevole rinvio della propria autonomia - spiega Giuliana Chiaretti, docente di sociologia della famiglia dell'Università Ca’ Foscari di Venezia -. Nel nostro paese ancora prevale l'idea che si esce da casa quando ci si sposa e non per fare una esperienza di vita autonoma come avviene regolarmente nel resto d'Europa e negli Stati Uniti ».
Ultimo aggiornamento: 12 Maggio, 18:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci