A Nordest resiste la fiducia
nell'Europa e nella moneta unica

Martedì 27 Gennaio 2015 di Natascia Porcellato
A Nordest resiste la fiducia nell'Europa e nella moneta unica
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L’Italia, la crisi, l’Euro e l’Europa: quale rapporto? Secondo i dati raccolti da Demos e pubblicati oggi all’interno dell’Osservatorio sul Nord Est del Gazzettino, la popolazione appare alquanto divisa nel giudicare l’effetto della presenza dell’Italia all’interno dell’Unione Europea rispetto alla crisi economica. Il 31% ritiene che le cose andrebbero meglio se il Paese non facesse parte dell’Unione e il 24% giudica ininfluente questo fattore. Il 39%, d’altro canto, pensa che sarebbe peggio se l’Italia non fosse inserita all’interno dell’istituzione continentale.

Lo scetticismo che emerge, però, non si traduce né con il “fare da soli”, uscendo dall’Euro e dall’Europa (ipotesi sostenuta dal 14%) né con l’abbandono dell’Euro (21%). Il 62% dei nordestini, infatti, ritiene preferibile restare all’interno dell’area Euro e nell’Unione Europea.



I nordestini, dunque, non sembrano aver (del tutto) abbandonato la speranza riposta nell’UE. La gestione di questi anni di forte difficoltà economica, e in particolare il rigore imposto dalla Germania, hanno certamente messo in crisi il trasporto con cui il Nord Est guardava a Bruxelles e la larga fiducia che veniva un tempo tributata all’UE appare ormai un ricordo. Questo, però, non sembra aver portato ad un netto distacco.

Il 39% degli intervistati, infatti, pensa che, se non fossimo all’interno dell’UE, in questa fase di crisi economica le cose andrebbero peggio. Quasi 1 nordestino su 4 (24%), invece, considera che sarebbe più o meno la stessa cosa, mentre il 31% ritiene che per l’Italia sarebbe conveniente non far parte dell’UE.

Se la presenza italiana nel contesto europeo in fase di crisi divide la popolazione, lo stesso non succede per la prospettiva europea nel suo complesso. Il 62%, infatti, sostiene che bisogna restare in Europa e nell’Euro, mentre è solo una minoranza che vorrebbe abbandonare entrambi (14%) o almeno l’Euro (21%).

Guardando ai diversi settori sociali, possiamo vedere come questi si caratterizzino in modo più specifico. La convinzione che restare nell’Euro e in Europa sia necessario è largamente diffusa. Infatti, raramente la quota scende sotto la soglia della maggioranza, assoluta o relativa. Tuttavia, questa tende ad aumentare soprattutto tra i giovani (under-24) e gli anziani (over-65), oltre che tra impiegati e pensionati.

Quanti, poi, ritengono che l’Italia dovrebbe uscire dall’Euro e dall’Unione Europa sono soprattutto persone di età centrale (35-44 anni) o adulti (55-64 anni). Professionalmente, invece, ritroviamo una presenza superiore alla media di operai, imprenditori e liberi professionisti.

I tratti di coloro che vorrebbero uscire dall’Euro ma restare all’interno dell’UE mostrano una presenza superiore alla media di persone tra i 25 e i 34 anni, oltre che di coloro che hanno tra i 45 e i 54 anni, di casalinghe, disoccupati e liberi professionisti.

Il fattore maggiormente discriminante, però, sembra essere quello politico. L’idea di restare in Europa e nell’Euro è sostenuta in misura maggiore dagli elettori del Pd e di Sel. La sola uscita dall’Euro, invece, mostra quote di consenso più ampie tra i sostenitori di FI e Ncd, oltre che di Sel, anche se conquista la maggioranza relativa solo tra gli elettori della Lega Nord.

Abbandonare tutto –sia l’UE che l’Euro- è invece un’idea che raccoglie un favore tutt’altro che trascurabile tra i sostenitori di FI e M5s, anche se raggiunge la maggioranza solo tra gli elettori di Indipendenza Veneta.
Ultimo aggiornamento: 10:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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