Mille cantieri e sogni infranti, tutte
le grandi opere sospese a Nordest

Sabato 20 Settembre 2014 di Giuseppe Pietrobelli
Mille cantieri e sogni infranti, tutte le grandi opere sospese a Nordest
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VENEZIA - La mobilità autostradale, con la ricerca di un nuovo passaggio verso Nord. Un’Araba Fenice ventennale chiamata Tav. Il gas dei desideri, tesoro nascosto (con il petrolio) nei fondali dell’Adriatico. E l’energia elettrica che arriva dai bacini idrici delle Dolomiti.



Nel Nord Est dei progetti e delle incompiute, è ricco il libro dei sogni che la burocrazia, la mancanza di soldi, le ritrosie del territorio, hanno contribuito a scrivere. È un mondo dove l’unità di misura sono i lustri, non gli anni. Dove le affabulazioni e gli annunci sostituiscono i cantieri, le prime pietre, i nastri delle inaugurazioni da tagliare. Anche perchè spesso queste grandi opere hanno qualche effetto collaterale, in termini di dissesto ambientale, che pone l’eterno dilemma dello sviluppo necessario e del suo prezzo collettivo. L’altro giorno a Verona il ministro Maurizio Lupi ha assicurato che il governo non è inerte su alcune opere considerate strategiche. Sarà vero?



PASSAGGIO A NORD. Prendiamo la Valdastico Nord, prosecuzione della Valdastico (voluta nel paleolitico politico da Flaminio Piccoli, Antonio Bisaglia e Mariano Rumor) e della Valdastico Sud (parto della stagione del "fare" che ha generato il Passante di Mestre). Trento non ne vuol sentire parlare, così il progetto è arenato da tempo immemorabile. Il Veneto ha superato antiche perplessità e ora sostiene che si tratta di un’opera strategica. Ma questa volta lo scossone potrebbe esserci. Il ministro Maurizio Lupi a Verona qualche giorno fa lo ha lasciato intravvedere, quando ha censurato «il veto di un’istituzione» che impedisce l’attuazione del progetto. Si tratta della Provincia Autonoma di Trento. Il decreto Sblocca Italia a luglio sembrava aver rimesso in pista la Valdastico Nord. Poi la doccia fredda dell’invio al Cipe, nonostante il governatore Luca Zaia avesse detto: «È un’opera strategica per il Veneto, che non peserà sui bilanci pubblici».



In realtà il governo ha pronto un piano per aggirare l’ostinazione di Trento. A svelarlo è Bruno Chiari, direttore generale dell’Autostrada Brescia Padova. «Abbiamo incontrato il ministro Lupi una settimana fa. L’incartamento sarà sul tavolo del primo Cipe utile, a fine settembre. Ma siccome ci vuole l’unanimità di Regioni interessate e Ministero, e il via libera di Trento non c’è, allora il ministro promuoverà la "procedura del dissenso"». Un vero aggiramento dell’ostacolo. «Lupi proporrà al consiglio dei ministri di approvare l’opera direttamente e di chiedere, in base alla Legge Obiettivo, un decreto del presidente della Repubblica». Sarà la volontà politica a surrogare la non-volontà di Trento? Lassù hanno annusato l’aria e con l’assessore Mauro Gilmozzi hanno rilanciato un progetto alternativo, l’uscita a Lavis, a nord di Trento, e non a Besenello. Un modo per rimandare tutto.



Il primo lotto, in provincia di Vicenza (da Piovene Rocchette a Valle dell’Astico, lunghezza 18,9 chilometri) ha già ottenuto la Valutazione d’Impatto Ambientale positiva, manca il secondo lotto che interessa il Trentino. La copertura (1,9 miliardi di euro al lordo, probabilmente 1,4 miliardi dopo i ribassi) è a carico della società Brescia-Padova. La concessione autostradale che è prevista fino al 2026, grazie anche al progetto Valdastico, avrà una verifica al 30 giugno del prossimo anno. «Se la Valdastico Nord non sarà approvata la società e il Ministero dovranno stabilire quali saranno gli effetti sulla concessione stessa. Il che non significa che essa decadrà, verrà solo ridiscussa» spiega il direttore Chiari.



ENERGIA DALL’ACQUA. Da tre anni e mezzo Terna attende la valutazione d’impatto ambientale del Ministero dell’ambiente per dar via alla razionalizzaione e alla messa in sicurezza della rete idroelettrica nell’Alto Bellunese, ovvero nella media Valle del Piave. Sono interessati nove Comuni, tra cui anche Belluno e Longarone. L’acqua che viene dalle montagne genera energia trasportata attraverso linee che risalgono agli anni ’40-’50. Terna vuole investire 75 milioni di euro e conta di produrre un risparmio complessivo per gli utenti del sistema elettrico pari a 4 milioni di euro all’anno. Sul tavolo ci sono due progetti (A e B), ma a giugno la Commissione Via ha chiesto a Terna di approfondire una nuova alternativa. E quindi i tempi si stanno dilatando. Intanto dal consiglio regionale veneto è venuta la "Risoluzione 72" che ha chiesto di sospendere la procedura di valutazione d’impatto ambientale e di avviare una nuova progettazione. Ambientalisti e comitati denunciano l’effetto devastante di tralicci alti fino a 60 metri nel cuore delle Dolomiti, patrimonio mondiale dell’umanità, secondo l’Unesco. E lo stesso Zaia ha dichiarato: «Terna non può deturpare un paesaggio mozzafiato con degli orrendi tralicci. Si rassegni a mettere mano alla cassa e realizzi interrandolo l'elettrodotto dall'Austria all'Italia».



LINEE DA DEMOLIRE. In Veneto Terna ha un altro conto in sospeso. Voleva demolire 100 chilometri di linee elettriche tra Venezia e Padova. Investimento da 290 milioni di euro, risparmio ipotizzato di 40 milioni di euro all’anno per gli utenti. Ma i cantieri già aperti sono stati chiusi a giugno 2013 dopo che il Consiglio di Stato ha dato ragione al ricorso del proprietario di Villa Sagredo a Vigonovo, ribadendo a dicembre che la bocciatura era per tutto il progetto, non solo per la parte riguardante la causa amministrativa. «Così continua a crescere il contatore del "costo del non-fare" per la collettività che è già arrivato a 240 milioni di euro. Cinquanta imprese che erano già al lavoro sono state rimandate a casa» è il commento di Terna.



ORO NERO IN ADRIATICO. Non c’è solo il gas nei fondali dell’Adriatico. C’è anche petrolio. Energia potenziale, risorse importanti. L’estrazione del gas è già finito sotto inchiesta a Rovigo oltre una decina d’anni, fa per aver provocato uan devastante subsidenza. E i tentativi di riaprire lo sfruttamento dei pozzi bloccati ha trovato il dissenso dei politici. Che si è riproposto quasi unanime anche dopo che Romano Prodi, alcuni mesi fa, ha preso posizione perchè l’Italia naviga su un mare di petrolio e gas, ma non lo estrae. Mentre lo sta facendo la Croazia. Il no dei politici veneti è stato compatto, da Zaia agli assessori Massimo Giorgetti e Maurizio Conte. In difesa delle coste, del mare e del turismo. Ma da Confindustria Veneto, per bocca del presidente Roberto Zuccato e di Carlo Brunetti, delegato Green Economy ed Energia è venuto l’invito a studiare e valutare perlomeno costi e benefici, prima di rinunciare a fonti di energia che potrebbero abbassare una bolletta che per le aziende è più cara del 30 per cento rispetto ai concorrenti stranieri.



TRENO IN ETERNO RITARDO. Il nome Alta Velocità sembra irridente, a Nord Est. La Tav procede, da decenni, a passo di lumaca. A parte la tratta Padova-Venezia si è quasi agli albori. Eppure pochi giorni fa il ministro Maurizio Lupi ha assicurato che la Legge di Stabilità 2015 darà risorse per continuare i lavori e programmare i tempi di realizzazione dell’opera. Di passi avanti di recente ne sono stati fatti soprattutto due. A luglio la soluzione del nodo-Vicenza, con la firma che cristallizza la scelta della stazione dei super-treni alla Fiera.



A fine agosto la firma del patto, tra Lupi e l’amministratore delegato delle Ferrovie, Michele Mario Elia, per il collegamento dei tre principali aeroporti italiani (Roma Fiumicino, Milano Malpensa e Venezia Tessera) alla rete dell’alta velocità ferroviaria. Che sia la volta buona?
Ultimo aggiornamento: 26 Settembre, 17:45
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