Bossi “apre” a Tosi: «Mi scriva
per rientrare nella Lega»

Lunedì 30 Marzo 2015 di Paolo Francesconi
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Moto ondoso continuo in Lega, creste e flutti che vanno su e giù costantemente dopo la fuoriuscita di Flavio Tosi e lo stillicidio cadenzato di abbandoni dei leghisti rimasti fedeli (ce ne saranno un po’ ogni giorno ancora per qualche tempo), compresi sei parlamentari veneti del Carroccio ora traslocati nel gruppo misto. Un passaggio risultato indigesto ad un leghista di Treviso, Bortolino Pederiva, che pensa perfino di denunciare in tribunale i sei «per appropriazione indebita di voti». Essendo zero le possibilità di un ricorso simile, è più che altro un modo di esprimere riprovazione. D’altra parte, la linea presa dai vertici della Liga è di non trattenere nessuno nè promettere candidature o posti in qualche Cda a chi intende andarsene.



Ma il segretario federale, Matteo Salvini, reduce dall’ennesimno comizio blindato a Torino («clima brutto, ci sono sempre scontri, antagonisti e centri sociali, la prossima volta abbatteremo le grate e le tireremo in testa a questi rompic.») qualche rospo dallo stomaco se lo toglie: «I fuoriusciti faranno la fine dei vermi, come chiunque esce dalla Lega - sbotta - Mi spiace per loro perché in Veneto andiamo a stravincere». Uno dei sei in questione, il deputato padovano Roberto Caon, risponde a muso duro a Pederiva: «È singolare che certi militanti accusino noi di tradimento quando chi ha venduto la Lega e il Veneto a Salvini e Calderoli sono il governatore Zaia e il sindaco Bitonci».



Mentre Umberto Bossi, che ha sempre detestato Flavio Tosi, ricambiato da analogo sentimento, critica l’espulsione del sindaco di Verona, o forse più precisamente il fatto che sia avvenuta prima di chiudere l’accordo, per lui imprescindibile, con Forza Italia sulle Regionali. «Sono contento di aver visto tanta gente anziana che si è salvata dalle purghe (tosiane n.d.r.) che ci sono state - ha detto il Senatur - Alla fine per fortuna sono di quelli, con Calderoli, che decide se un espulso può rientrare o meno. Basta che Tosi scriva a me, faccia la richiesta a me. Non mi macchierò mai dell'ignominia di mettere fuori una persona che ha creduto per 20-30 anni nella Lega».



Poi Bossi affronta il nodo politico, quel patto con Forza Italia ancora in alto mare anche per le resistenze di parte degli azzurri milanesi che temono di vedere in Veneto il partito - dato oggi dai sondaggi attorno all’8% - stritolato dall’"abbraccio" con il rullo compressore Zaia. Accordo verso cui spinge, invece, Renato Brunetta, capogruppo alla Camera: «Lo faremo presto, è un’alleanza strategica». Per Bossi, comunque, è stato commesso un errore: «Non avrei fatto uscire Tosi in campagna elettorale, sarei stato più cauto. Avrei fatto prima l'accordo con Berlusconi, in maniera da bloccare le mani a Fi nel Veneto. Ora c'è il rischio che faccia l'accordo con Berlusconi contro Zaia. Mi auguro si possa rimediare allo svarione».



Salvini però non torna indietro: «Con Flavio la partita è finita. Sarebbe bello che una volta nella vita, in Italia, qualcuno che cambia partito mollasse anche la poltrona. Bossi pensi quello che vuole».
Ultimo aggiornamento: 11:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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