Tra auto e biciclette
è “scontro” sulla sicurezza

Domenica 29 Novembre 2015 di Alberto Terasso - Lucio Piva
Tra auto e biciclette è “scontro” sulla sicurezza
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Sono la categoria più a rischio, dopo i motociclisti. Nel 2014, in Italia, sono stati 273 i ciclisti morti a causa di incidenti stradali, 16.994 i feriti. Ma quel che impressione è la variazione in percentuale delle vittime: più 8,8%, quanto tra gli automobilisti la mortalità è aumentata dello 0,3%. Nonostante questa riconosciuta vulnerabilità, però, la "categoria" sta entrando nel mirino.

Recentissima la presa di posizione del sindaco di Teolo, Moreno Valdisolo: aveva esplicitamente parlato di "situazione fuori controllo". In effetti, una settimana fa, un gruppo di amanti della mountain bike aveva aggredito un automobilista che aveva chiesto strada con il clacson.
Ora Valdisolo lancia l'ultimo avvertimento ai ciclisti indisciplinati. O rispetteranno il codice della strada, evitando di impadronirsi delle carreggiate, o inviterà gli agenti della polizia locale a multarli senza alcun riguardo. «Non accetterò altre reazioni violente - conclude il primo cittadino - a costo di presidiare, anche nel fine settimana, le strade più battute da polizia e volontari de traffico».

Ma se Teolo rappresenta un caso-limite (tra l’altro anche due vigli urbani sono stati malmenati perchè hanno ripreso due ciclisti che viaggiavano appaiati), da Pordenone non mancano le lamentele.
Arrigo Buranel, comandante della Polizia locale, alla recente festa del Corpo, ha ricordato come dalle cattive abitudini e dalle multe non sono esenti neppure i ciclisti. Buranel segnala frequenti casi di «inosservanza delle norme di prudenza e del Codice della strada: persone che corrono sui marciapiedi o sotto i portici, che attraversano sulle strisce pedonali senza fermarsi, che imboccano i sensi unici al contrario pensando di godere di una sorta di immunità».

«La verità è che la mobilità nelle città italiane è pensata per le auto - dice Roberto Pignatiello, responsabile degli Amici della bicicletta di Treviso - inoltre c’è scarso rispetto per quest’utenza debole che quando è sulla strada paga di suo, mentre per l’auto si parla al massimo di un’ammaccatura».
Michele Boato, storico ambientalista, fondatore degli "Amici" e promotore della pedonalizzazione di piazza Ferretto, a Mestre, dice di non esser un "talebano" in materia. Ragiona in modo laico ed evidenzia il paradosso: «Nessuno sa che la prima la prima causa di incidente è lo stare a destra dei ciclisti: l’automoblista normalmente apre la portiera senza fare attenzione e provoca traumi enormi. Dall’altra parte, ci sono "ciclisti che, veloci, fanno gli spavaldi sui marciapiedi". Anche se, poi, il nodo vero è "l’enorme deficit di cultura stradale in Italia", con gli automibilisti che non si fermano davanti ai passaggi pedonali.

E l’andare in fila indiana? E i sensi unici imboccati contromano? «E’ da tempo che chiediamo per i sensi unici una corsia dedicata alle biciclette - aggiunge Pignatiello - una soluzione facile e legale; fa specie però che si ci si soffermi sulle file indiane, mentre non ci si cura di chi parcheggia sulla strisce cicolopedonali». La soluzione per gli amanti delle delle due ruote è quasi elemantare: «Chiudere i centri storici alle auto, un progetto a costo zero».
Presentando un progetto di educazione stradale, la Polizia, nel febbraio scorso, sintetizzò anche l’azione da svolgere: "La sicurezza stradale è multifattoriale: veicoli più sicuri, infrastrutture migliori, ma anche educazione e prevenzione attraverso la formazione possono contribuire al raggiungimento dell’obiettivo”.
Resta il fatto che quotidianamente si consuma una sorda battaglia tra quattro ruote e pedali (e sui marcipiedi, tra bici e pedoni). E sembra essere solo all’inizio.
Ultimo aggiornamento: 30 Novembre, 08:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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