Il futuro del Nordest è verde:
per uno su tre è l'agricoltura

Martedì 1 Dicembre 2015 di Natascia Porcellato
Il futuro del Nordest è verde: per uno su tre è l'agricoltura
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Il futuro economico del Nordest? Più agricolo che industriale: questa sembra essere l’indicazione principale che emerge dell’Osservatorio sul Nordest pubblicato oggi sul Gazzettino. Secondo i dati elaborati da Demos, infatti, il futuro dell’area, nelle risposte dei nordestini, sarà maggiormente legato al lavoro nei campi (28%) che non a quello nelle fabbriche (22%), in botteghe artigiane, nei servizi (entrambi 14%) o nel commercio (13%).

Sarà per effetto dell’Expo che ci ha accompagnato per gran parte di quest’anno; sarà a causa del fatto che l’agricoltura è un patrimonio storico di quest’area; sarà perché in questi duri anni di crisi, il settore che ha maggiormente tenuto è proprio quello agricolo e agroalimentare: qualunque sia la ragione, colpisce che i nordestini assegnino all’agricoltura il ruolo principale per il futuro dello sviluppo della propria regione. Lo stupore, però, si esaurisce presto, quando pensiamo alla quantità di produzioni di eccellenza presenti nel territorio: dai doc ai dop; dalle igt alle docg. O quando si considera la dinamicità che ha mostrato il settore primario: la sempre più presente meccanizzazione nella produzione agricola, lo sviluppo della lavorazione agroalimentare, la qualità della produzione vitivinicola o la diffusione del biologico sono solo alcuni dei numerosi segni di vitalità che possiamo rintracciare.

Sotto questa luce, il primo posto tra i settori dello sviluppo futuro che occupa l’agricoltura (28%), precedendo industria (22%), artigianato o servizi (entrambi 14%) e commercio (13%), appare meno singolare. Se guardiamo dentro ai tre territori che compongono il Nordest, vediamo che mentre Veneto e Friuli Venezia Giulia appaiono sostanzialmente in linea con il dato medio dell’area, è la provincia di Trento a mostrare delle peculiarità interessanti. Tra i trentini, infatti, è accentuata l’importanza dell’agricoltura (37%), dei servizi (22%) e dell’artigianato (18%), a conferma di un’area che immagina il proprio futuro più legato alle coltivazioni, al turismo o al terziario che non alla presenza di industrie (11%).

Vediamo però come le diverse percezioni cambino in relazione alle categorie sociali. Dal punto di vista anagrafico, sono le persone adulte (45-64 anni) a scommettere in modo ancora più forte sull’importanza futura dell’agricoltura. Tra gli under-25 e quanti hanno tra i 35 e i 44 anni, invece, il primo settore per il futuro è l’industria. Interessante, poi, è che tra i giovani tra i 25 e i 34 anni sia presente una propensione più alta rispetto alla media verso servizi, artigianato e commercio.

Se poi analizziamo l’influenza della formazione personale, possiamo rilevare come tra le persone in possesso di un livello di istruzione basso accrescano la propria importanza il commercio e l’agricoltura. Anche tra quanti hanno conseguito la licenza media si conferma un ampio consenso sul settore primario, a cui si affianca però quello industriale. A mostrare una classifica diversa, invece, sono coloro che hanno un alto livello di istruzione: questi, infatti, tendono a *premiare servizi e industria, che precedono agricoltura, artigianato e commercio.
Infine, consideriamo lo sguardo delle diverse professioni. A puntare sull’agricoltura sono soprattutto operai e pensionati, mentre imprenditori e liberi professionisti concentrano le proprie aspettative su artigianato e servizi.
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