Fadalto, la frana non si ferma
L'esperto: «Si staccherà altra roccia»

Domenica 27 Luglio 2014 di Paolo Calia
La frana sul Fadalto
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È un gruppo montagnoso piccolo, ma che si fa sentire. Negli ultimi tre anni ha urlato attraverso i misteriosi boati e tremato con il terremoto. Adesso frana. La zona del Fadalto, ultimamente, trova sempre modo per distinguersi. I residenti, i pochi che ancora resistono aggrappati al piccolo gigante, dicono che ci si abitua a tutto. Ma non è mica sempre così.



Oggi guardano timorosi alla frana dal monte Prese: tonnellate di roccia staccatesi da quota 950 metri e rotolate giù fino a fermarsi trecento metri più in basso. Nessun ferito, nessun danno. Ma nella sottostante Val Lapisina da quindici giorni almeno si va a dormire con un leggero stato d'ansia addosso. E non è la prima volta che la manciata di residenti distribuita attorno alla Sella del Fadalto vive stati d'animo di questo genere.



Nel 2011 hanno passato notti insonni, terrorizzati da misteriosi boati e piccole scosse. Un fenomeno mai avvertito prima. Dalle viscere della terra si elevava un brontolio sommesso che, risalendo metro dopo metro, prendeva la forza di un boato: «La montagna urlava, mai sentita una cosa del genere», ricordano i più anziani. Per mesi si è ipotizzato di tutto, perfino misteriosi e strampalati esperimenti segreti effettuati nel sottosuolo dagli americani della vicina, ma non vicinissima, base aerea di Aviano. Venne anche una squadra di tecnici dell'istituto di Oceanografia e Geofisica Sperimentale di Trieste con attrezzature sofisticatissime.



Mesi di rilevazioni sgombrarono dubbi e paure: nessun mistero, nessuno esperimento segreto e nemmeno i prodromi di un possibile devastante terremoto. Solo semplici aggiustamenti del sistema idrogelogico della zona ricco di grotte e «buchi». In parole più semplici: i boati sono (parlare al presente è d'obbligo perché il fenomeno non si è certo arrestato) il prodotto di microfratture, piccoli strati di roccia che a 700 metri di profondità si muovono scivolando grazie alla lubrificazione della grande quantità d'acqua presente nel sottosuolo. E muovendosi, anche all'improvviso, provocano rumore. Un evento da studiare, sicuramente coreografico, ma non pericoloso.



Ma le bizze del Fadalto non si sono di certo esaurite. Pochi mesi fa c'è stato il terremoto vero: la montagna si è data una bella scrollata. Ha ballato, ha ancora una volta spaventato chi sopra di lei ci vive. Ma non ha fatto male a nessuno. E adesso le frane: il Fadalto, per quanto piccolissimo punto sulla cartina geografica del Nordest, non si fa mancare niente. Da venti giorni sono tutti lì, con il naso per aria e lo sguardo incollato sul versante del monte Prese, ben visibile anche dal cavalcavia dell'autostrada A27. Tutti a tenere sotto controllo la frana. La zona è disabitata, nelle vicinanze non ci sono case. Ma quella cascata di rocce sembra incombere sull'autostrada. Impressiona anche, se tutto sommato, è più un effetto ottico che altro. Ma è in continuo movimento. E non lascia tranquilli.

Mercoledì pomeriggio si sono staccati altri massi, c'è stato un gran fracasso. E tutto a non molta distanza dal bar Stella sulla Sella del Fadalto. I clienti hanno assistito allo spettacolo dalla terrazza. Ma hanno anche lasciato a metà il loro aperitivo e se la sono battuta a gambe levate: non c'è pericolo, ma non si sa mai. «È stato un bel boato, sono caduti quintali di roccia da uno dei costoni pericolanti - ricostruisce Gianni Dal Tio del comitato Fadalto - un rumore quasi da terremoto, ci aspettiamo che cada ancora una pezzo di montagna».



La frana, per quanto lontana, circoscritta e tenuta costantemente sotto controllo da Protezione Civile, Guardia Forestale e Vigili del Fuoco, preoccupa: «Questo fenomeno si inserisce in un'area che da almeno 10mila anni è caratterizzata da frane grandi e piccole - spiega Antonio Della Libera, geologo ed ex sindaco della vicina Vittorio Veneto - la zona è fragile, composta da rocce fratturate e instabili. Le piogge non c'entrano molto. Molto più importante è la debolezza strutturale complessiva. La nuova frana è comunque in un punto sicuro, lontano dalle case.

Non c'è pericolo per la popolazione. È però destinata ad ingrandirsi perché, sicuramente, si staccherà altro materiale. Si amplierà anche per la mancanza del bosco, che prima c'era e adesso non più».

C'è da giurarci: il piccolo gigante di roccia troverà ancora il modo per far parlare di sè.
Ultimo aggiornamento: 28 Luglio, 06:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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