Bcc, il Nordest sfida Federcasse
Fracalossi: «Puntiamo a 150 istituti»

Giovedì 30 Luglio 2015
Il presidente Giorgio Fracalossi
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VENEZIA - Un nuovo modello di credito cooperativo, capace di coniugare l'autonomia e i valori delle Bcc con le necessità del mercato, e alternativo, o almeno complementare, a quello studiato dalla federazione nazionale Federcasse e dal suo presidente Alessandro Azzi. Cassa Centrale dalle Bcc di Trentino (di cui la tedesca Dz Bank è socia con il 25%), Veneto e Friuli Venezia Giulia lanciano la sfida al sistema romano delle Bcc. Ieri a Milano nella sede di Borsa Italiana il presidente di Cassa Centrale, Giorgio Fracalossi, il vice presidente vicario Carlo Antiga e il direttore generale Mario Sartori hanno presentato il progetto. Il nuovo modello prevede la creazione di un gruppo bancario cooperativo con Cassa Centrale come capogruppo (e quindi alternativo a quello di Federcasse, che vede Iccrea come capofila unico del sistema) a cui, secondo Sartori, potranno aderire nell'ipotesi «prudenziale» 91 Bcc (su 371 totali in Italia), di cui il 32% trentine, il 33% provenienti da Veneto e Friuli Venezia-Giulia e il 35% da altre regioni o, nella cosiddetta «ipotesi limite», fino a 150 banche (19% Trentino, 23% Veneto e Friuli Venezia Giulia e 58% altre regioni). Il sì del Veneto all’operazione è chiaro. «La presenza di ben 13 nostre banche, a Milano - commenta il presidente delle Bcc regionali Ilario Novella - la dice lunga sull'interesse che c'è in regione per la proposta». Si parla, nell'ipotesi prudenziale e senza considerare i numeri della capogruppo, di un sistema da 1.200 sportelli, 7.856 dipendenti, quasi 53 miliardi di raccolta, 32 miliardi di impieghi, ricavi a 1,3 miliardi e 53 milioni di utile. Secondo Fracalossi lo scorso 17 aprile il progetto era stato presentato nel consiglio nazionale di Federcasse: «Da quella data non abbiamo più avuto riscontri». Da qui l’idea di accelerare in autonomia. La riforma 'targata' Cassa Centrale - Credito Cooperativo Italiano, mette al centro le singole Bcc, che sigleranno «un contratto di direzione e coordinamento», che «individua le regole per la fruizione dei servizi del gruppo», le «condizioni di permanenza» e «le cause di esclusione in caso di gravi violazioni». E’ stato infatti costruito un modello di rating che suddivide le Bcc in tre classi di merito. Un modo per tenere maggiormente sotto controllo gli istituti più in difficoltà, anche se Sartori ha sottolineato che grazie ai piani di rilancio già previsti si prevede che «in 2 anni il numero di banche in area 'rossa' (quella con il rating più basso) sarebbe azzerato». Cassa Centrale controllerà poi direttamente le società prodotto e di servizi: si prevede che il processo di integrazione in atto possa essere completato entro la primavera del 2016. La realizzazione del progetto richiederà come condizione l'appoggio del governo e di Bankitalia, tanto più che sarà necessario un intervento legislativo, dato che la attuali norme di Vigilanza non consentono un'architettura simile. Per questo chiedono che venga accolta «la proposta di un nuovo modello di gruppo bancario, che sia garantita «la possibilità per le Bcc-Cr di scegliere a quale gruppo bancario cooperativo appartenere, che sia abrogata «l'adesione obbligatoria per le Bcc-Cr a un sistema di garanzia dei depositanti costituito nel loro ambito, permettendo quindi l'adesione diretta al fondo interbancario tutela depositanti» e ammettono la possibilità di «innalzare il limite massimo di partecipazione detenibile dal singolo azionista nella capogruppo dal 10% al 25-30%». Sartori prevede che il sistema cooperativo «porebbe coagulare a regime attorno a 3 o quattro gruppi bancari». Il Nordest dunque scopre le carte. Alla presentazione del progetto sono interventui i vertici di 34 banche (5 trentine, 12 venete, 3 dal Friuli Venezia Giulia, 5 lombarde, 2 campane e una ciascuna per Piemonte, Emilia Romagna, Lazio, Sicilia, Calabria, Toscana e Marche). Ospiti anche Banca Imi e Lazard. Immediata la replica romana. «La presenza di più gruppi bancari cooperativi porta a una frammentazione che indebolisce tutto il sistema» - ribatte secca una nota di Federcasse, la federazione nazionale.
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