Aumenti di capitale all'orizzonte
per le banche popolari

Domenica 5 Luglio 2015 di Maurizio Crema
Il quartiere generale di Veneto Banca
MONTEBELLUNA - I vertici delle Popolari del Nordest temporeggiano studiando anche la fusione a tre Banco Popolare, Veneto banca e Popolare di Vicenza, grazie ai capitali e ai buoni uffici di Fondazione Cariverona.



Il blitz per decreto del governo Renzi e il via libera con i regolamenti della Banca d’Italia - che esclude il recesso in caso di trasformazione in spa, passaggio che potrebbe essere oggetto di ricorsi - per ora non hanno portato a un’accelerazione dei processi di aggregazione in Veneto. Popolare Vicenza e Veneto Banca sono alle prese con problemi interni e con lo spettro di dover attuare nuovi aumenti di capitale dopo quelli contestatissimi del 2014. Si parla di un miliardo tondo per Vicenza, almeno la metà per Montebelluna. Più fonti finanziarie indicano il prossimo autunno come il periodo giusto per le prime decisioni su aggregazioni e trasformazione in spa. A complicare i giochi, se finora sono state più che altro questioni di governance (sostanzialmente come redistribuire gli incarichi dei vertici), c'è anche lo Srep, il processo di revisione e valutazione prudenziale della Bce che dovrebbe concludersi proprio a settembre, con le successive valutazioni.



Per l'istituto di Montebelluna si era pensato a una prima fase stand alone con trasformazione in spa e contestuale Ipo in Borsa, per poi passare alla ricerca di un eventuale partner. Ma la volatilità dell'ultimo periodo sui mercati azionari e l'incertezza legata alla Grecia avrebbe accentuato i rischi. La situazione poi è resa più complicata dalla mancata cessione di Bim, un incasso previsto di circa 250-300 milioni solo parzialmente compensato dalla vendita dell’istituto centrale delle Popolari. Veneto Banca in ogni caso non ha ancora comunicato l'avvio del percorso per la trasformazione in spa ma entro la fine di luglio qualcosa si dovrebbe sbloccare, forse anche sul fronte del Borsino per le contrattazioni delle azioni che risolverebbe il problema dei piccoli soci. «Comunque sia, Veneto Banca deve reperire nuovi capitali - evidenzia Giovanni Schiavon, presidente dell’associazione piccoli azionisti -. Pare evidente che si procederà ad un aumento di capitale, con modalità che non sono ancora stabilite. Un passaggio importantissimo che dovrà essere attentamente monitorato da parte nostra per evitare che l’operazione comporti ulteriori danni per i piccoli azionisti. Stiamo dialogando su questo punto con Veneto Banca ma dobbiamo incrementare le nostre iscrizioni. Su questo punto stiamo organizzando assemblee e incontri anche a Verbania, Fabriano e in ogni altro luogo dove Veneto banca è presente».



Per la banca di Gianni Zonin, invece, l'iter verso la spa è avviato ma prima ci sono da risolvere le questioni interne. L’arrivo del nuovo Ad Francesco Iorio, che venerdì ha incontrato per la prima volta i sindacati, ha rallentato la ricerca di alleati. Prima c’è da definire il processo di riorganizzazione interna che per ora prevede 150 sportelli chiusi e 200 esuberi per risparmiare 30 milioni. Proposte contestate dai sindacati che si rivedranno con l’Ad entro fine mese. Su tutto sorveglia il Banco: «Hanno senso operazioni significative», ha detto di recente il direttore Maurizio Faroni. Il surplace di questi mesi però potrebbe avere vita breve se da Atene arrivassero pessime nuove. A quel punto scatterebbe l’allarme rosso e tutte le cautele di questi mesi verrebbero accantonate in nome di una santa alleanza Nordest o di un’aggregazione al miglior prezzo.
Ultimo aggiornamento: 10:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci