Chisso aveva 1.500 euro nel conto
e ora i pm cercano il suo "tesoro"

Lunedì 8 Settembre 2014 di Roberta Brunetti
Renato Chisso
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VENEZIA - I difensori di Renato Chisso, sempre più in allarme per le sue condizioni di salute, tornano alla carica per ottenerne la scarcerazione. Intanto le indagini della Procura alla ricerca di un presunto "tesoro" che l’ex assessore potrebbe aver nascosto all’estero si intensificano. Indagini complesse, legate alle rogatorie internazionali, che potrebbero essere vanificate da un inquinamento delle prove. É uno dei fronti caldi dell’inchiesta sul giro di corruzione cresciuto attorno al Mose. A Chisso, accusato di aver incassato tangenti, dopo il blitz del 4 giugno scorso non venne trovato alcun particolare bene patrimoniale. In conto corrente aveva appena 1.500 euro.

Di qui le ricerche degli inquirenti nei paradisi fiscali: dalla Svizzera, alla Moldavia, al Lussemburgo. Dove, ipotizza la Procura, Chisso e il suo ex segretario Enzo Casarin, pure lui ancora in carcere, potrebbero aver nascosto i proventi del sistema corruttivo. Magari con un sistema di prestanomi. Piste a cui gli investigatori della Guardia di finanza, coordinati dai pubblici ministeri Stefano Ancilotto, Paola Tonini e Stefano Buccini, stanno lavorando febbrilmente. I tempi per questo tipo di verifiche, però, sono lunghi. E c’è il timore che i diretti interessati, una volta tornati in libertà, possano vanificare le ricerche.

Ora, però, la difesa di Chisso insiste per la scarcerazione. É da giorni che l’avvocato Antonio Forza denuncia l’aggravarsi dello stato di salute del suo assistito. E ieri ha consegnato in Procura l’istanza di ritorno in libertà per motivi di salute: «Per accelerare - spiega il legale - abbiamo deciso di presentarla direttamente al procuratore aggiunto, Carlo Nordio, perché dia il suo parere e poi la trasmetta al gip». Colpito da un infarto un anno fa, a giugno Chisso venne rinchiuso nel carcere di Pisa, proprio perché struttura attrezzata per seguire i cardiopatici. A inizio agosto la Procura chiese una relazione e il carcere pisano ribadì la compatibilità dello stato di salute di Chisso con la detenzione. Diversa, però, la valutazione della difesa, forte anche del recente consulto di un cardiologo di fiducia. «Non riteniamo idonee le cure che può offrire la struttura ospedaliera del carcere di Pisa, anche alla luce del grave quadro emerso dagli esami - insiste Forza - e inoltre per noi vale il principio che uno possa curarsi là dove ritiene di avere il meglio per la propria salute ed incolumità».

Ora la Procura dovrà dare il suo parere, poi la decisione spetterà al gip. Intanto, sul caso Chisso, si muove anche la politica. Il presidente del Consiglio regionale del Veneto, Clodovaldo Ruffato, ha preannunciato un’iniziativa affinché l’assemblea domandi alle autorità giudiziarie una «verifica puntuale e urgente delle condizioni di salute del consigliere, volte a comprendere se il suo stato attuale è compatibile con la reclusione». Se ne parlerà domani, in conferenza dei capigruppo.
Ultimo aggiornamento: 9 Settembre, 07:09

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