"La nostra avventura in montagna
Colpa di sentieri mal segnalati"

Domenica 17 Agosto 2014 di Cristina Antonutti
Soccorsi - I tre giovani alpinisti sbarcati a valle dall'elicottero della Protezione civile Fvg
PORDENONE - Tenda, cibo e carta Tabacco. Hanno poco più di vent'anni i tre ragazzi soccorsi sabato sul torrente Molassa, ma non sono degli sprovveduti. Matteo Cervesato, Andrea Giacomin e Tiziano Mele hanno affrontato pioggia, sentieri franati e asperità con il rispetto che la montagna pretende. Hanno superato tratti difficili, aggirato un burrone, spento i cellulari per risparmiare batteria, studiato la mappa e capito che seguendo il torrente Molassa sarebbero arrivati alla meta.



"Non siamo mai stati in pericolo - spiega Matteo - quando sei nella valle non puoi che seguirla, porta giù per forza". Partiti da Andreis (Pordenone) fino a forcella Navalesc non hanno avuto problemi. Dovevano puntare su forcella Clautana, ma i segnali rossi del Cai che indicano il percorso non si vedevano. Hanno dormito in tenda, pioveva e l'indomani, il giorno di Ferragosto,

hanno ripreso la marcia.



"Abbiamo avuto ancora problemi con i segnali - racconta Matteo - abbiamo impiegato tre ore per arrivare a forcella Giaveid anziché 40 minuti, da lì purtroppo il sentiero non si vede è franato e pericoloso". Dovevano andare verso Claut, ma il sentiero non si vedeva. Allora sono scesi verso Barcis seguendo un sentiero facile, trovato sulla piantina. "Entro sera arriviamo", si sono detti. Non è stato cosi e i familiari hanno dato l'allarme.



"Abbiamo seguito tutti i segni - ricorda Matteo - e siamo arrivati alla Molassa. Dovevamo attraversare il torrente, andare a destra della valle, ma siamo arrivati alla chiusa senza trovare indicazioni. Ci siamo accampati, era buio, c'era un burrone da superare. Abbiamo mangiato fagioli e pomodori, acceso un fuoco e al mattino siamo ripartiti".



Sapevano di non essere sul sentiero e hanno proseguito con la massima prudenza senza mai perdersi di vista. Hanno superato con pazienza il burrone e cominciato a scendere il torrente tra salti di roccia e cascatelle. Quando hanno visto la malga del monte Fara hanno capito di essere fuori pericolo, poi, a un chilometro da Molassa hanno sentito l'elicottero.



"Abbiamo capito che era per noi - racconta Matteo - Allora ho acceso il telefonino, l'avevo spento, poteva servire per chiamate di emergenza se qualcuno si fosse fatto male". Con una telefonata ha rassicurato i suoi, poi il recupero in elicottero. In serata i tre giovani dati per dispersi hanno raggiunto a Claut (Pordenone) gli amici che hanno dato l'allarme: un forte abbraccio e poi la festa ha potuto cominciare
Ultimo aggiornamento: 01:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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