Edoardo Roncadin, il friulano
che ora guida la tedesca Bofrost

Martedì 15 Aprile 2014 di Lara Zani
Edoardo Roncadin
PORDENONE - I risultati positivi di Bofrost Italia portano il presidente Edoardo Roncadin alla guida del Gruppo Bofrost International, con sede a Straelen, in Germania. La nomina del pordenonese è l'ultimo capitolo di una storia di collaborazione che dura da decenni fra la famiglia Boquoi e i Roncadin. Bofrost è la più grande realtà del sottozero porta a porta in Italia, nel 2013 ha chiuso il bilancio con un fatturato di 206 milioni di euro.



Come si arriva a questa nomina?

«Finché alla guida c'era il fondatore, Bofrost Germania ha sempre avuto le migliori performance. Poi c'è stata qualche difficoltà nel passaggio da una guida «padronale» a una guida manageriale: questo ha fatto la differenza rispetto alla situazione di Bofrost Italia».



Come si spiegano i risultati migliori sul mercato italiano, maggiormente colpito dalla crisi, rispetto per esempio a quello tedesco?

«Il mercato tedesco è più ricco e il nostro è un lavoro che richiede impegno e fatica. Per questo il nostro successo è in qualche modo proporzionale al tasso di disoccupazione».



Bofrost Italia si distingue per il fatto di avere per la quasi totalità personale assunto a tempo indeterminato: è una politica che paga?

«Il personale assunto può garantire meglio la qualità. Chi non assume in Italia lo fa per paura di non poter licenziare, ma noi non abbiamo questa paura».



Non è un successo contraddittorio, quello di questa tipologia di prodotti, rispetto ai tagli che colpiscono sempre di più anche i consumi alimentari delle famiglie?

«Se cinquant'anni fa la spesa alimentare rappresentava l'80 per cento del budget delle famiglie, oggi costituisce circa il 20 per cento e, in fin dei conti, mangiare bene costa poco di più. Nel caso dei nostri prodotti, il processo di surgelazione garantisce una qualità anche superiore a quella dei prodotti freschi».



Una parte consistente delle vostre vendite è però costituita anche da prodotti elaborati e finiti, che hanno un costo inevitabilmente superiore.

«Sì, circa la metà. Ma i nostri prodotti sono un lusso per tutti. La maggior parte dei nostri clienti è costituita da ultracinquantenni: famiglie che, appunto, vogliono e possono concedersi piccoli lussi come quello di evitare i lavori di «facchinaggio» in cucina o quello di vedersi recapitare i prodotti direttamente a casa».



Non subite la concorrenza della grande distribuzione, che soprattutto in Friuli Venezia Giulia è molto diffusa?

«No, è semplicemente un altro canale: lì è il cliente che va a comprare, mentre noi andiamo a casa del cliente».



Ci sono nel futuro dell'azienda nuove possibilità di sviluppo legate al web?

«No. Da nessuna parte, nel mondo, internet ha avuto sviluppi degni di nota nel settore alimentare. Ha funzionato per prodotti di marca o di difficile trasporto come le bibite, ma negli altri casi il prodotto alimentare va spiegato, e in questo è fondamentale il contatto con il venditore. Non a caso il nostro sito internet vanta numerosissime visite, ma pesa solo per lo 0,4 per cento del fatturato».
Ultimo aggiornamento: 16:16
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