PORDENONE - Truffatore seriale, capace di mettere a segno almeno otto raggiri al mese con la scusa di ricaricare la tessera PostePay. Carlo Milo, 35 anni, ex guardia giurata di Cordenons che adesso abita a Pordenone, in un anno ha collezionato 45 denunce per truffa che equivalgono a un bottino di quasi 45 mila euro.
Nessuno riesce a fermarlo, neanche con la misura di prevenzione della sorveglianza speciale costituisce un freno.
Il 6 dicembre scorso, secondo quanto ricostruito dagli investigatori dell’Arma, Milo si sarebbe presentato all’Antico Tempio di Sacile chiedendo di ricaricare una tessera PostePay nella misura di 999 euro, che è il massimo consentito. Approfittando della distrazione del gestore del bar, se n’è andato senza pagare.
Milo è stato ripreso dalle immagini dell’impianto di videosorveglianza del locale e, nonostante si riparasse la testa con il cappuccio della felpa, è stato riconosciuto anche dai testimoni presenti nell’altro locale sacilese truffato poco prima.
Per non farsi identificare il trentacinquenne utilizza tessere del banco-posta intestate a immigrati extracomunitari che sono ormai irreperibili in Italia. Chiede di ricaricarle al massimo e quando è il momento di pagare si allontana con una scusa (ad esempio «non ho contanti, vado a fare un bancomat»).
Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 07:27
© RIPRODUZIONE RISERVATA Nessuno riesce a fermarlo, neanche con la misura di prevenzione della sorveglianza speciale costituisce un freno.
Il 6 dicembre scorso, secondo quanto ricostruito dagli investigatori dell’Arma, Milo si sarebbe presentato all’Antico Tempio di Sacile chiedendo di ricaricare una tessera PostePay nella misura di 999 euro, che è il massimo consentito. Approfittando della distrazione del gestore del bar, se n’è andato senza pagare.
Milo è stato ripreso dalle immagini dell’impianto di videosorveglianza del locale e, nonostante si riparasse la testa con il cappuccio della felpa, è stato riconosciuto anche dai testimoni presenti nell’altro locale sacilese truffato poco prima.
Per non farsi identificare il trentacinquenne utilizza tessere del banco-posta intestate a immigrati extracomunitari che sono ormai irreperibili in Italia. Chiede di ricaricarle al massimo e quando è il momento di pagare si allontana con una scusa (ad esempio «non ho contanti, vado a fare un bancomat»).