Ironia, liste e mappe: così due giovani
si sono inventati un lavoro su internet

Lunedì 24 Novembre 2014 di David Zanirato
Francesco Boz e Andrea Passador
PORDENONE - Le cinque fasi del "due di picche", la mappa delle birre più bevute nelle regioni italiane, i 10 tipi umani dell'automobilista, come non avere sensi di colpa per la laurea in ritardo. Se almeno una volta in internet, sui social, alla radio, vi siete imbattuti in questi tipi di classifiche o post ironici, beh, sappiate che dietro tutto ciò c'è la mente sagace, graffiante e "folle" di due ragazzi di Pordenone, Francesco Boz, 30 anni, e Andrea Passador, 28 anni, ideatori del sito internet www.oltreuomo.com, divenuto stabilmente da un paio di mesi uno dei primi tre portali satirici italiani, in coabitazione con www.spinoza.it e www.lercio.it. Si parla di milioni e milioni di lettori. Numeri da paura per chi vive in rete.



Ve l'aspettavate tutta questa notorietà?

«Figurarsi... Quando siamo partiti, vacanze di Natale 2011-’12, lo abbiamo fatto senza particolari velleità, scrivevamo storielle che per noi erano divertenti, uno dei tanti motivi per cui si decide di aprire un blog oggigiorno. Ora siamo addirittura arrivati a scrivere un libro e alle presentazioni ci chiedono gli autografi. Pazzesco!».



Ma perché "Oltreuomo"?

«Anche qui non c'è stata alcuna analisi di mercato o particolare sforzo mentale: inizialmente avevamo due blog separati, il mio si chiamava "Paceca", ovvero "fanghiglia" in dialetto trentino, quello di Andrea invece "Oltreuomo", ispirato forse da Nietzsche. Alla fine quando abbiamo deciso di convergere su un unico sito, il suo nome c'è sembrato più bello, tutto qui».



Come si è originata questa escalation?

«Scrivevamo saltuariamente un paio di articoli, più o meno quattro al mese, li linkavamo anche su una pagina facebook, pochi fan che comunque gradivano. Quando abbiamo iniziato ad aumentare la frequenza di post, introducendo anche il format delle liste, delle classifiche (le venti cose per ..., i 10 motivi di ...) il gradimento è incominciato a salire vorticosamente. La metafora è quella del fast food, praticità di consumo. L'impiegato che va al lavoro in autobus, lo studente che si sposta col treno, mentre smanettano con i loro smartphone scorrono queste liste, si divertono, le inoltrano agli amici».



Far ridere ogni giorno e creare questo appeal è complicato. Cosa avete azzeccato?

«Credo sia stato il fatto di aver proposto un umorismo diverso, venivamo da un periodo in cui la satira era prettamente politica e forse la gente si è stancata. Noi abbiamo puntato più sul piano sociale, raccontiamo stupidaggini che si dicono al bar tra amici, le porcate, i racconti delle sbronze, il cinismo, ma anche l'ironia sottile e tagliente, frutto di osservazione quotidiana. Non ci diamo temi, non c'è gerarchia, l'unica regola è che si posta un articolo al mattino, uno al pomeriggio ed uno alla sera, ma senza impegno».



I numeri stanno pagando in tutti i sensi...

«Sì, davvero. Su Facebook sono più di 112 mila i fan, sul sito internet facciamo una media di 6 milioni di visualizzazioni di pagine al mese e 2 milioni e mezzo di utenti unici, guardando i riferimenti dei concorrenti siamo sul podio per la categoria dei portali di satira e nei primi 600 siti più cliccati in assoluto in tutto il Paese. Ed anche per questo la crescita degli introiti pubblicitari è stata molto soddisfacente, tanto che ora ci siamo affidati ad una agenzia milanese che ci fornisce campagne mirate, per esempio nel periodo dei Mondiali, l'Adidas ha scelto noi per i suoi banner».



Alla fine vi siete inventati un lavoro.

«In effetti si, il sito rende, più o meno oggi riusciamo a portarci a casa uno stipendio mensile medio a testa».



Dove volete arrivare?

«Da un po' di tempo collabora con noi anche Agostino Bertolin di Casarsa, l'intenzione è di strutturare una vera e propria redazione. Abbiamo già attivato una sezione "magazine" dove rilanciamo varie notizie dalla rete, a volte ancora sconosciute in Italia. Il modello è quello del portale americano "Vice.com", anche se sappiamo bene che l'utente italiano ha le sue particolarità".



Quali sono stati i post più vincenti in assoluto?

«C'è stato per esempio quello del "ragazzo sincero" che in 24 ore perde metà degli amici su Facebook". Lo abbiamo rilanciato da un sito francese, tantissime persone lo hanno letto, è stato citato da radio e media, poi alla fine si è scoperto che era un "fake". Piacciono molto inoltre le classifiche, più o meno volgari, e le mappe finte, Radio Deejay per esempio in alcuni suoi programmi le prende spesso ad esempio».



A proposito di "fake", si discute e si polemizza molto su queste notizie architettate ad arte che diventano poi virali, fino a far perdere il confine tra realtà e finzione, Cosa ne pensi?

«Ci sono tre livelli al momento: il caso del "Corriere del Corsaro" che inventa notizie verosimili spacciandole per vere con l'obiettivo di fare traffico; "Lercio" che fa volutamente ed espressamente satira con titoli finti ed assurdità ed infine ci sono quelle notizie effettivamente vere, ma molto strane che per esempio noi cavalchiamo nel magazine. Certamente si è persa la linea di confine».



Come evolverà secondo voi il tutto?

«Nel futuro prossimo ci sarà sempre più attenzione alle realtà web, sicuramente le opinioni fanno molta più audience della notizia, ma credo si arriverà ad una stabilizzazione. Anche perché dopo un primo periodo in cui ci arrivavano pesanti critiche ai post, ora abbiamo un gruppo di lettori molto fidelizzato, che riconosce il target al quale puntiamo, ci sostiene, ci avvisa quando per esempio ci copiano e ci difendono dagli attacchi di chi ci critica. In sostanza il pubblico di un sito è come un acquario, all'inizio devi curarlo e dargli attenzione, poi si gestisce da solo».
Ultimo aggiornamento: 25 Novembre, 17:04
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