Uccide la moglie con un'accetta
e poi decapita la figlia: arrestato

Mercoledì 15 Aprile 2015 di Redazione Online
Abdelhadi Lahmar, di 39 anni, e la moglie Touria
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PORDENONE- Un uomo di nazionalità marocchina ha ucciso la moglie e la figlia di 7 anni con un'accetta, e poi ha chiamato la polizia, che lo ha arrestato. Il fatto è accaduto attorno alle 3 di questa notte in un'abitazione di via San Vito a Pordenone.

La famiglia protagonista della tragedia è composta da persone originarie del Marocco.

L'uomo, immigrato regolare, era al momento disoccupato. I due litigavano da tempo.

LA DINAMICA

La donna è stata presa ad accettate e sul suo corpo ci sono vari fendenti di coltello.

La bambina è stata quasi decapitata.

Gli inquirenti arrivati sul posto hanno definito la scena all'interno dell'appartamento di San Vito una "mattanza". Secondo una prima ricostruzione degli investigatori della Polizia, che si sono avvalsi della collaborazione del medico legale Lucio Bomben, l'uomo avrebbe dapprima ucciso la moglie e poi la piccola.

La donna sarebbe stata afferrata e spinta sul letto nella camera da letto matrimoniale, poi colpita con un'accetta per una decina di volte.

Subito dopo l'uomo è andato nella cameretta dove dormiva la bimba e l'ha sgozzata nel sonno utilizzando un coltello. Secondo quanto si è appreso come gesto di pietà nei confronti della figlia, l'assassino avrebbe preso un lenzuolo e con quello le avrebbe coperto il volto.

La casa della mattanza

KILLER E VITTIME

L'assassino si chiama Abdelhadi Lahmar, di 39 anni, e vive in Italia da anni. Incensurato, l'uomo ha svolto numerosi lavori molti dei quali saltuari; attualmente è disoccupato. Lahmar è stato di recente nel proprio Paese. La moglie si chiamava Touria Errebaibi, di 30 anni, ed oltre ad occuparsi della famiglia, in passato ha lavorato come cameriera in alcuni ristoranti del centro. La piccola, di sette anni, si chiama invece Hiba.

L'assassino è stato portato in Questura.

LA DENUNCIA DELLA MOGLIE

Prima di rientrare dal Marocco le aveva telefonato dicendo che l'avrebbe uccisa: lui chiedeva di spedire soldi in continuazione - racconta un'amica - ma lei si era rifiutata. Ieri, dopo essere tornato in Italia da una settimana, era andato a prendere la bimba a scuola. La moglie, terrorizzata dal suo ritorno, era andata in banca a prelevare tutti i risparmi per andarsene, ma durante la notte è accaduta la notte la tragedia.

Quando la polizia e il personale del 118 sono giunti sul posto la donna e la bambina erano già morte e nell'abitazione c'era un lago di sangue. Sia la donna che la bimba erano in camera da letto.

La ricostruzione del capo della Squadra Mobile

LA CONFESSIONE: "UN RAPTUS"

Un raptus sopravvenuto al culmine dell'ennesima lite familiare. Sarebbe questa, secondo quanto si è appreso, la causa che ha portato Abdelhadi Lahmar ad uccidere con oltre una decina di fendenti di accetta la moglie e subito dopo a sgozzare la figlioletta di sette anni con un coltello da cucina. È quanto lo stesso omicida avrebbe riferito al pubblico ministero Federico Facchin che in questura lo ha interrogato per ore. L'uomo alle 2.55 dopo aver compiuto il duplice omicidio è andato nella sala da pranzo del suo appartamento dove ha telefonato al 118 per denunciare la tragedia e dove ha atteso l'arrivo delle forze dell'ordine alle quali si è consegnato senza opporre resistenza.

LA MOGLIE DAI CARABINIERI

Lunedì Touria Errebaibi si sarebbe rivolta ai Carabinieri perché temeva che il marito portasse in Marocco la figlia. La conferma arriva dal Comando provinciale dell'Arma di Pordenone. «Ci ha detto - hanno spiegato i Carabinieri - di volersi separare perché litigava col marito che talvolta diventava violento. Non voleva presentare denuncia, ma era in cerca di un consiglio, temeva che il consorte potesse portare la bambina in Marocco».

I militari lo stesso giorno hanno convocato l'uomo in caserma.

«Abbiamo chiesto al marito di passare da noi - informano i militari dell'Arma - e ci è sembrato tranquillo. Ha rassicurato sulla volontà di restare in Italia e si era detto persuaso che fossero incomprensioni momentanee, confermate dal fatto che la moglie non l'aveva nemmeno denunciato». Prima di congedarsi, i carabinieri hanno anche ammonito l'uomo nel mantenere un comportamento adeguato; Lahmar si è mostrato tranquillo ed ha affermato di essere legatissimo alla moglie e alla bambina.

LA RICHIESTA DI AIUTO

Touria aveva chiesto assistenza e aiuto all'associazione "Voce Donna" di Pordenone già nel 2010, perchè lui la picchiava e era finita al pronto soccorso. Ma poi aveva fatto pace col marito, decidendo di dargli un'altra chance.

Pochi giorni fa, il 4 aprile, mentre il marito era in Marocco (Abdelhadi è poi tornato il giorno 9), la moglie si è rivolta ancora all'associazione pordenoese: "Io vorrei andarmene in un posto sicuro con mia figlia" aveva detto. L'accordo era di rifarsi viva e presentarsi in associazione il giorno 7 aprile: sarebbe stata inserita, insieme alla bimba, in una struttura protetta. Ma Touria il 7 non si è fatta sentire. E quando l'operatrice di Voce Donna l'ha cercata, non è riuscita a contattarla.

LE AMICHE: "ERA TERRORIZZATA"

«Era terrorizzata e ci aveva confidato di temere per la propria vita». Era questo da tempo lo stato d'animo di Touria Errebaibi, la donna di 30 anni uccisa dal marito a colpi di accetta, secondo quanto indicato da alcune mamme della scuola primaria "Padre Marco d'Aviano" frequentata dalla figlia della coppia, la piccola Hiba, anche lei vittima della furia omicida del padre.

La notizia del duplice omicidio si è diffusa tra compagni, insegnanti e genitori poco prima del suono della campanella. «In passato era già stata picchiata - hanno rivelato alcune conoscenti della vittima - Non ha mai sporto denuncia, nonostante ci dicesse di subìre continue minacce per la propria incolumità».

Un paio di connazionali del Marocco sono anche persuase che Touria stesse pensando di separarsi dal marito: «Avrebbe voluto, ma pensava alla bambina. Da sole, senza lavoro, in un paese straniero la vita sarebbe stata difficile, forse impossibile per una donna marocchina. Così teneva duro e sperava sempre che le cose migliorassero o magari solo che la piccina crescesse un po'».

L'arrivo dell'amica in lacrime

PORDENONE SCONVOLTA

È il secondo duplice omicidio in un mese in una città solitamente molto tranquilla come Pordenone: il 17 marzo scorso, all'esterno del Palazzetto dello Sport, sono stati uccisi a colpi di pistola i fidanzati Trifone Ragone e Teresa Costanza. Il killer non è ancora stato individuato.

Ultimo aggiornamento: 16 Aprile, 07:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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