Il lavoro c’è ma i giovani lo snobbano
«Pochi 1200 euro netti al mese»

Lunedì 23 Novembre 2015 di Marco Agrusti
Il lavoro c’è ma i giovani lo snobbano «Pochi 1200 euro netti al mese»
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Era il 2012, e al circolo sociale Nicola Gros di Torino l'allora ministro del Lavoro, Elsa Fornero, sdoganava il termine «choosy». In soldoni, schizzinosi. Si riferiva ai giovani italiani, rei, a suo parere, di palesare un atteggiamento altezzoso nei confronti dei lavori più umili. A suo tempo il ministro fu duramente contestato, e il dibattito divampò, ma basta un'indagine compiuta tra le agenzie di lavoro di Pordenone, per capire come quel «choosy» sia un aggettivo più che attuale. Anche oggi e anche da noi, nonostante altri tre anni di contrazione del mercato del lavoro. In poche parole, il rifiuto del lavoro offerto è un fenomeno presente e riscontrabile, anche in provincia, con alcune categorie più protagoniste di altre. Innanzitutto, però, c'è un dato, che anche se non riportato da sondaggisti e agenzie di controlli, rende l'idea.



A offrirlo è chi, giorno dopo giorno, incontra lavoratori e aziende per avvicinare domanda e offerta. E le principali agenzie di lavoro del territorio, interinali e non, confermano: a rifiutare un posto di lavoro è un pordenonese su sette. Queste le medie che emergono dalle tabelle a disposizione dei professionisti. E a pesare sul rifiuto di un posto di lavoro, con conseguente allungamento dei tempi di ricerca, sono diversi fattori. «I più sofisticati sono gli ingegneri meccanici» conferma ad esempio un'addetta alla ricerca di personale per un'agenzia di lavoro del centro di Pordenone. Categoria particolare, quella appena citata, che pretende spesso un primo impiego superiore ai 1200 euro netti al mese. «Molti contratti che comprendono quella cifra vengono rifiutati ancor prima del colloquio» prosegue l'analisi. Ma non ci sono solo gli ingegneri, nel pentolone dei sofisticati. Anche i 30-35enni che si trovano sotto la copertura degli ammortizzatori sociali fanno la loro parte. Anzi, fanno proprio la parte del leone. In questo caso, infatti, la media sale a un disoccupato su cinque che non accetta la proposta di lavoro. «Pensano - prosegue la professionista - che la copertura dell'ammortizzatore sia infinita, non hanno la lungimiranza necessaria a comprendere che un'offerta può andarsene da un momento all'altro». Pesa, poi, il livello d'istruzione: «Più è basso - va avanti l'analisi - più il rifiuto del lavoro (più che altro poco specializzato, magari in linea di montaggio ndr) aumenta, fino a toccare punte di un caso su tre». Infine i neo-laureati e le neo-mamme. I primi sono catalogati come «sognatori». In poche parole, cercano stipendi e lavori da «sogno» che come logica vuole, scarseggiano. Le seconde, invece, ambiscono ad impieghi part-time, i meno richiesti dalle aziende pordenonesi. E la parola «choosy» torna di moda.

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