Concerti, amici e solidarietà
La vita friulana di Bobby Solo

Domenica 5 Luglio 2015 di Clelia Delponte
Bobby Solo divertito mentre fa la spesa al supermercato
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AVIANO - Ad Aviano (Pordenone) dove risiede da circa otto anni, per tutti è zio Bobby. Le persone si fermano per un saluto, una stretta di mano e lui ha sempre un'attenzione per tutti. Non è difficile incontrare Bobby Solo - all'anagrafe Roberto Satti - al supermercato mentre fa la spesa. «Non mi sento una star - spiega- ma una persona fortunata perché il timbro della mia voce piace alla gente. Contrariamente ad altri colleghi che non sono mai entrati in un supermercato, io l'ho sempre fatto. E sono sempre grato al pubblico e a chi ha acquista i miei dischi. Anche a chi lo ha fatto nel passato e ora non può più. Chi ti fa e ti disfa è il pubblico e io ne ho il massimo rispetto».



Come è arrivata la decisione di abitare ad Aviano?

«Mia moglie Tracy è figlia di coreani statunitensi che lavoravano alla Base Usaf, è molto romantica e legata ai suoi ricordi d'infanzia. Dunque ho seguito il suo desiderio. La sua tata Giovanna abita nei pressi e spesso la va a trovare. Mi piacerebbe anche prendere una casa sui monti qui vicino, in Piancavallo: quando ho chitarra e telefono sono a posto. Siamo spesso in movimento però, perché lavoro ancora bene. Faccio 20/25 concerti d'estate e 3/4 d'inverno. Di più non potrei».



Come si trova in Friuli?

«Molto bene, ho una bella cerchia di amici. Naturalmente ho fatto amicizia con tutti i negozianti specializzati in musica nei dintorni, dove mi rifornisco di microfoni e impianti voce, come Denis Biasin. Ad Aviano le fotografie me le fa Stefano Gislon, che è anche un bravo chitarrista. Da lui mi sono fatto insegnare alcuni accordi jazz. Quando ero a Marsure dai suoceri facevo delle incursioni notturne nell'Atelier de montage di Willy Gibson dei Tampax, dove ci guardavamo i video dei Rolling Stones. Ha una collezione di chitarre magnifiche, ma non me ne ha mai voluto vendere una».



Come cominciò la sua carriera musicale?

«Da ragazzo volevo conquistare una ragazzina figlia di un giornalista del New York Herald Tribune, che adorava Elvis Presley di cui mi procurai i dischi: rimasi folgorato. Dal falegname sotto casa imparai gli accordi della chitarra. La falegnameria era invasa dai topi e io ero molto bravo con la fionda. Per ogni topo ucciso mi insegnava un accordo».



Due momenti della sua lunga carriera che la commuovono ancora?

«A Toronto, nel 1982, un pubblico di 20mila persone tenne accesi gli accendini per 5 minuti durante "Gelosia" o nel 2013 Little Tony ed io fummo accolti a Sanremo come delle star di Hollywood: i fotografi ci seguivano dappertutto».



Qualche esperienza particolarmente difficile?

«Tra il '75 e l'80 la mia carriera ebbe un crollo. Ero separato, vivevo in un monolocale con uno scaldabagno da 4 litri. Quando il portiere di una casa discografica di Milano mi disse che la mia carriera era finita, piansi. Ho mangiato la polvere, ma questo mi ha fatto apprezzare la risalita».



Qual è la canzone cui è più affezionato?

«Una lacrima sul viso devo tutto, ma preferisco Non c'è più niente da fare. Le ho riprese entrambe, assieme a Se piangi se ridi e a Gelosia nel mio nuovo disco Meravigliosa vita, per il quale Mogol mi ha regalato tre canzoni nuove. A parte gli omaggi ai grandi successi del passato è un disco diverso dal solito Bobby Solo, perché sono cambiato. A fare le stesse cose mi annoio, sono volubile e camaleontico. Cerco sempre di evolvermi. Ultimamente sviluppo la chitarra e vado verso il blues, il country, il crooning».



Chi stima tra i cantanti di oggi?

«Jovanotti. È un grande artista con un gran cuore, ci vogliamo bene. È un ottimo cantante di blues. Recentemente su webnotte abbiamo cantato assieme».



Sua nonna era istriana, ha un legame particolare con quella terra?

«Sono posti meravigliosi dove vado volentieri, da bambino mi portavano sempre al mare. Recentemente ho duettato con Bruno Krajcar in croato: non capivo una parola, ma mi ero studiato la pronuncia».



Il 7 luglio lei suonerà in una festa parrocchiale vicino al luogo dove abita. Com'è nata l'idea?

«Incontrando don Riccardo, il parroco, al supermercato. Sono già andato a trovare i bambini della parrocchia e mi sono fermato a mangiare con loro. È bello farsi influenzare dalla loro vitalità. Da poco ho suonato con i bambini del progetto Orchestra in una scuola elementare ed è stato straordinario. È la prima volta che canto nel posto dove risiedo e ne sono contento. Suonerò con Silvia Zaniboni, una giovane di grande talento che stimo. Qualche anno fai suonai al Capodanno di Pordenone, faceva molto freddo e avevo le mani anchilosate, il pubblico mi chiese più di sei bis e io non mi tirai indietro».



Un bilancio della sua vita?

«Ho avuto una vita intensa e caotica, ma vivo nel presente, che in questo momento ha il sorriso del mio bellissimo bimbo. Non rimpiango mai il passato. A 20 anni si esplode, a 40 ci si separa, a 50 si è fuori modo, a 60 si è da rottamare, ma a 70 si diventa cult. Questo è il miglior momento della mia vita, da giovane ero timido, insicuro e impacciato, ora ho il pieno controllo e non ho padroni, né discografici che mi dicono cosa devo fare. Il mio manager è una persona adorabile, Marco Miscellaneo, tra noi c'è stima e complicità. Mi sento completamente realizzato. Quando canto in una piazza piena, non chiedo altro».



Dunque non se ne parla proprio di andare in pensione?

«Il mio idolo è Willie Nelson: a 82 anni ancora vive in un motorhome e fa concerti. Continuerò fino alla fine dei miei giorni».



Un desiderio?

«Fare un disco con i Tinariwen, gruppo africano che mescola elementi blues, rock, world e musica tradizionale Tuareg: sono eccezionali».



Triestino di padre (aviatore nelle Seconda Guerra Mondiale) e madre, ma cresciuto a Roma, Bobby Solo ha 70 anni e cinque figli (da 47 a 2 anni e mezzo) e otto nipoti. Alle spalle una carriera di 53 anni con 23 tournée negli Usa, 9 in Sud America, 6 in Giappone, 6 in Australia. Di quelle europee ha perso il conto. A lanciarlo nell'olimpo della musica fu «Una lacrima sul viso» presentata a Sanremo 1964. Da allora è uno dei simboli della canzone italiana nel mondo. Ha appena pubblicato il nuovo disco «Meravigliosa vita» che ha subito venduto 29mila copie.
Ultimo aggiornamento: 7 Luglio, 08:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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