Claudio: «Dietro all’inchiesta c’è una manovra politica»

Lunedì 20 Aprile 2015 di Alberto Beggiolini
Claudio: «Dietro all’inchiesta c’è una manovra politica»
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PADOVA - Mentre sta passando in tv la fiction che ripercorre la madre di tutte le tangentopoli, quella scoppiata a Milano nel 1992, le Terme padovane sono devastate da un altro ciclone fatto di mazzette e tangenti. Un ciclone che vede al centro il sindaco di Abano, Luca Claudio, lui che attore di fiction stava per diventare sul serio, per "Camorra live show", un film che invece abortì sul nascere, stoppato da un’inchiesta per truffa contro il presunto produttore.



Sindaco Claudio, sa che è stato ribattezzato "Sindacodiecipercento"?

«Non lo so, ma me l’immagino, con tutto il fango che mi si sta riversando contro...».



Si dice che le tangenti al 10% su qualsiasi lavoro pubblico fossero diventate sistema.

«Forse si dice, ma lo si deve dimostrare. Almeno questo spero la giustizia italiana lo preveda ancora. Perché, vede, se davvero quell’assessore trovato ad intascare una somma da un imprenditore sostiene che i soldi erano destinati a me e al sindaco di Montegrotto, proprio seguendo i soldi si sarebbe dovuti arrivare ai conti miei e del collega. Ma non mi sembra la Guardia di Finanza abbia trovato alcun riscontro. E sono 3 anni che ci stanno rovesciando come i calzini. L’assessore l’hanno arrestato, io sono qui a parlare con lei. Allora?».



Come tre anni?

«Da tre anni i finanzieri spulciano qualsiasi delibera del Comune, spinti da denunce anonime o da esposti delle opposizioni in Consiglio. Ad esempio, hanno controllato le tre edizioni della "Notte rosa delle Terme", o le varie manifestazioni con i mercatini in piazza, o il "Natale alla Terme"...».



In ogni caso, l’assessore al Verde pubblico di Montegrotto è stato beccato mentre intascava una tangente.

«Sono malaffari suoi. Io Ivano Marcolongo (l’assessore arrestato, ndr), non lo incontravo da anni. Forse l’ho intravisto qualche volta al bar, ma non sono certo nemmeno di questo. Del resto, proprio per ricordarmi meglio appuntamenti e incontri, sono abituato a segnare tutto in agenda. Però le agende degli ultimi 7-8 anni mi sono state sequestrate».



Quindi, una singola mela marcia. Eppure Marcolongo in passato era stato anche un suo assessore.

«È vero, a Montegrotto, nel mio secondo mandato. Era un esponente della Lega, anche se adesso tutti fanno la gara per chiamarsi fuori. E fu proprio la Lega ad indicarlo per l’assessorato al Verde».



All’epoca, non ebbe nessun sospetto?

«Di corruzione? No davvero».



Dell’appalto per lo sfalcio del verde pubblico affidato alla GreenJet srl di Caneva di Pordenone era a conoscenza?

«Certo, lo sapevo. Era la ditta vincitrice della gara d’appalto svolta dai nostri uffici, con regolarissimo contratto firmato dai nostri funzionari, un progetto che tra l’altro la mia amministrazione ha ereditato da quella precedente. Sostenere che quella società è a me "molto vicina", o che addirittura sarebbe mia, attraverso dei prestanome, è solo fantasia. Io non so chi siano i titolari, so che la loro ditta aveva vinto la gara, e che la cosa ha dato fastidio a tanti, ad esempio i non vincitori. Poi ci sono state cessioni di rami d’azienda, subappalti e via dicendo, come spesso accade».



Si dice anche che la romena Tatiana Claudia Avram, amministratrice unica della Green, sia una sua prestanome.

«Posso solo ribadire quanto ho appena detto».



E l’altro vivaista, Paolo Tomasini, che doveva pagare la mazzetta a Marcolongo?

«Lo conosco di vista, era presente in alcuni incontri con i sostenitori del nostro gruppo».



C’è anche la "pista cinese", che ha un nome e cognome, quello di Anmil Peng, l’affascinante consulente amministratrice unica della società che ha incassato 173 mila euro dal consorzio Terme Euganee e dai Comuni di Abano e Montegrotto quale incarico per il progetto "Cina delle Terme".

«La società Anmil srl di Padova si occupa di arredamento, edilizia e di relazioni estere commerciali, ha lavorato con brand quali Damiani o Ferrari. Circa un anno fa si è proposta ai nostri Comuni e al Consorzio per creare dei corner dedicati alle Terme nei padiglioni cinesi all’Expo. Ci è sembrata un’ottima idea».



Sembra si stiano cercando sue proprietà all’estero. Per esempio in Brasile.

«Forse perché in Brasile ho degli amici, che ho raggiunto in più occasioni. Ma sono stato anche in tanti altri Paesi: si cercherà anche lì?»



Non possiede immobili all’estero?

«Magari. Io, per sistemare casa mia, dopo aver subìto, un paio di mesi fa, uno strano furto vandalico, ho dovuto accendere un finanziamento. Non ho case, e non ho soldi. Del resto, da un bel pezzo immagino i miei conti siano finiti al microscopio».



È tornata alla ribalta anche la storiaccia del Caesar, l’albergo per il quale lei, nominato amministratore, ha portato i libri in Tribunale.

«Ho dovuto farlo, non c’era più una lira. Però riuscii a pagare tutti i dipendenti».



Ma non i contributi...

«È vero, ma tra le due cose, ho preferito dare ai dipendenti quanto dovuto».



Resta però ancora nebbia fitta sull’assetto proprietario dell’hotel. Un’interrogazione parlamentare parla di infiltrazioni mafiose.

«Io so che la proprietà era la Caesar srl di Montegrotto. Mi rapportavo con Maurizio Crea e Giancarlo Parretti (il discusso imprenditore che tentò la "scalata" alla Metro Goldwyn Mayer, ndr) e basta. Potevo avere qualche dubbio, ma accettai quell’incarico per tentare di salvare l’albergo».



La sua candidatura vedeva anche "sponsor" importanti. Cosa le hanno detto?

«Sia Leonardo Padrin che Elisabetta Gardini mi sono vicini, nell’attesa che tutto possa chiarirsi presto. Nel frattempo, però, il danno è già fatto. Continuo ad avere fiducia nella magistratura. Ma l’accanimento della Finanza in tutti questi anni mi sembra quantomeno singolare».



Ultimo aggiornamento: 15:12
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